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IOLE CHESSA OLIVARES E IL SUO ULTIMO LIBRO DI PIENA MATURITA' POETICA

19/12/2015, 12:08

Le Edizioni Nemapress hanno mandato in libreria per Natale l'ultimo libro di poesie di Iole Chessa Olivares "Nel finito..Mai finito". Una raccolta di piena maturità della poeta molto nota nel panorama nazionale delle lettere.

Iole Chessa Olivares, nata a Cagliari, vive  e lavora a Roma ed haal suo attivo numerose pubblicazioni ed è inserita in prestigiose antologie. Ha ricevuto svariati riconoscimenti e Premi per la sua poesia, tra cui lo Spoleto festival art e L'Europa e cultura presso la Sapienza di Roma.

Il suo libro ha la curatela e il commento critico del noto saggista e critico letterario Plinio Perilli.

Pubblichiamo stralci dalla Postfazione di Neria De Giovanni.

"Le liriche di Iole Chessa Olivares non sono autoreferenziali anche se la poeta dice “Io” e descrive il mondo, le relazioni amicali, i ricordi, le attese e le aspirazioni, tutto attraverso un proprio vissuto personale non celato.
Ma sbaglierebbe chi pensasse alla poesia di Iole Chessa Olivares come puro sfogo personale o pensieri in libertà di una voce poetante. Questo  “Nel  finito…mai finito” già dal titolo ci indica la volontà della scrittrice di esplorare sì un finito anche personale in quanto esperienziale, ma nel contempo quel “mai finito” ammicca a un percorso esistenziale allargato oltre il personale, che ambisce invece a dimensioni universali, direi cosmiche.
E  sempre per rimanere alle immediate suggestioni offerte dal titolo i due sintagmi che lo compongono sono divisi dai puntini di sospensione: non è né un caso né un apax legomenon in quanto la lettura delle diverse poesie ci presenta in quasi ognuna una sospensione di uguale semanticità segnica. Nonostante io, personalmente, non apprezzi in una versificazione non tradizionale l’uso interversale della punteggiatura, devo riconoscere che i puntini di sospensione all’interno di Iole Chessa Olivares hanno tutti una profonda ragion d’essere accompagnando sempre il lettore in una pausa riflessiva accentuata appunto da quella sequenza di puntini – spazi bianchi.
La silloge si compone di sette parti la cui successione mi pare un discendere da  concezioni esistenziali universalizzanti, anche motivate-prodotte dall’incantesimo della natura, verso un approfondimento  di risvolti  più personali, anche intimi e familiari. Non è un caso se il libro si chiude con la sezione ”Roma nello sguardo” e “Il mio mare”, essendo la nostra autrice ormai da parecchio tempo stabilmente a Roma, ma fermamente legata al suo mare, alla terra d’origine dell’isola di Sardegna.
Questo libro ha una struttura interna complessa, dove niente è lasciato al caso né all’improvvisazione.
Così la poetica di tutta la silloge può essere concentrata, credo, nella poesia “Sul cancello del tempo” che si presenta subito isolata prima della prima sezione. In questa lirica abbiamo quanto finora ho tratteggiato: l’io poetico palesato, un passato e un presente che vanno verso un “mai finito”, il gioco ossimorico di effetti sensoriali che trasportano verso concetti esistenziali  fin dal titolo che unisce con fulminea sinestesia la concretezza del cancello con l’astrattezza del tempo. La lirica si chiude con una parola “sperdimento” che denota un’altra caratteristica della versificazione della Olivares, il conio di alcuni lemmi che donano al verso un che di antico, di classico.     
Questa silloge, di piena maturità poetica, segna un ulteriore confine tra i poeti della c.d. linea lombarda che persistono nella descrizione dei correlativi oggettivi quotidiani, e una linea poetica, direi, del centrosud, che risente della lontana eco del poetar filosofeggiando della Magna Grecia."

 

 

 

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