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ADA NEGRI. LA FATALITA’ DELLA POESIA
19/08/2014, 18:22
Ada Negri è stata una poetessa che ha cercato linguisticamente di rinnovarsi nella tradizione. Veniva dalla tradizione ottocentesca ma la sua coordinazione poetica faceva costantemente i conti con una parola che aveva già superato il reducismo manzoniano ma restava profondamente ancorata a quella tradizione tardo romantica di cui si avvertiranno gli echi (e le strutture ritmiche) in molti altri poeti a lei contemporanei. Forse si potrebbe affermare che è l’ultima poetessa di un Ottocento che si era già aperto ad un verso più libero e meno definito aprioristicamente.
Era nata nel 1870 e morta nel 1945. Uno dei suoi primi libri, “Fatalità”, risale al 1892. L’ultimo libro di poesia (e non mi riferisco a quelli postumi) è del 1936, “Il dono”, mentre al 1939 appartiene un testo di narrativa, “Erba sul sagrato”. (Ora in Poesie negli Oscar Mondatori, a cura di Silvio Raffo). Indubbiamente si tratta di una poetessa di mezzo intenso in termini generazionali ma anche epocali sul piano di una registrazione storico – poetica. Ma fondamentalmente resta una voce chiarificatrice e d’altronde molto fedele alla visione di una poesia in cui echi romantici prima e crepuscolari e decadenti successivamente sono ben evidenti.
Ada Negri è una poetessa che ha contrassegnato un percorso storico della letteratura del Novecento. Resta chiaramente nel Novecento letterario e diventa sempre più una testimonianza imponente. Ma se vogliamo dirla tutto non potremmo fare a meno di sottolineare che la sua impostazione poetica (lirica e linguistica) è stata modello di riferimento per alcuni poeti contemporanei.
Soldato ignoto
Lungo le vie dell'urbe
lentissimo passa
il carro che fiori
non porta, ma porta
i tre colori,
come ghirlanda
su piccola cassa.
Soldati lo seguono,
fanciulle lo seguono, .
anch'esse in aspetto di guerra,
croce rossa, su tunica blu.
Da vani di porte,
dai marciapiedi lucenti,
rapide genti
guardano: un cenno
di riverenza gli uomini,
un segno di croce le donne,
fra un sospiro e un brivido.
Chi è?
Un soldatino ignoto
ancor quasi un bambino;
la cassa è cosi piccola
sotto il vessillo si grande!..
Forse laggiù al paese
la mamma che lo aspetta
ch'egli sia morto non sa,
ancora non sa.
E sferruzza una calza sull'uscio,
e sorride: - A Natale verrà...