VI FACCIO VEDERE IL BUSTO DI GRAZIA DELEDDA AL PINCIO

Grazia Deledda

Quando Grazia Deledda morì, in un afoso giorno di ferragosto del 1936, Roma era quasi deserta per le ferie estive. Anche il sacerdote che le portò l’estrema unzione, non era il suo confessore bensì un giovane parroco che lo sostituiva.

Subito il mondo delle lettere di tutta la Nazione dimostrò il proprio cordoglio. L’amico Antonio Baldini pubblicò già nel mese di settembre del 1936, la prima puntata del romanzo autobiografico postumo Cosima, quasi Grazia, che poi verrà pubblicato in volume subito dopo.
In molte lettere agli amici che ancora le rimanevano in Sardegna, Grazia ricordava spesso i primi tempi del suo matrimonio e le passeggiate con il marito, Palmiro Madesani, tra la frescura di Villa Borghese.

E poi il Pincio. Anche la protagonista del romanzo Nostalgie, giovane sposa che da Viadana arriva a Roma ed è subito travolta dalla nostalgia per il suo paese, descrive le sue passeggiate al Pincio , gite che la riempiono di gioia.

Ebbene tra le decine e decine di busti di letterati, uomini politici, storici, scienziati che costeggiano i vialetti della splendida passeggiata romana, ci sono soltanto tre busti femminili. Anzi , fino al 1947 si poteva ammirare solo il volto di Santa Caterina da Siena, la patrona d’Italia e poi d’Europa,  e di Vittoria Colonna la grande poetessa nobildonna che fu amica di Michelangelo.

Ebbene il  5 dicembre del 1947 al Pincio viene scoperto un busto di Grazia Deledda che così diventa il terzo femminile, insieme alle due grandi donne che ho citate.

Vi faccio vedere questo busto così se per caso passate per i Pincio e vi imbattete in esso, potete salutare Grazia Deledda.

Anzi fatelo anche per me.

Nella Foto n.1   Il sindaco di Roma, Salvatore Rebecchini,  ascolta il discorso ufficiale all’inaugurazione del Busto di Grazia Deledda

Nella  Foto n.2  I Busti del Pincio