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IN UNA MATTINA GRIGIA DI PIOGGIA, GRAZIETTA E' STATA DISTURBATA NEL SUO SONNO ETERNO....
Aveva un vestito chiaro, un librino ai piedi forse con le preghiere da recitare davanti a San Pietro al posto dell’obolo pagano da offrire a Caronte
24/11/2014, 23:34Si dice che il corpo di una persona buona e giusta, dopo la morte, rimanga quasi intatto, sfidando le leggi del dissolvimento…
Così, la parola “scientificamente” dura di saponificazione o quella più vulgata di “automummificazione” è ricaduta sulla persona di Grazia Deledda, Graziedda, fuori della sua bara, fuori dal cunicolo sotto il pavimento della chiesa della Solitudine, a Nuoro.
Aveva un vestito chiaro, un librino ai piedi forse con le preghiere da recitare davanti a San Pietro al posto dell’obolo pagano da offrire a Caronte…
Grazia Deledda è stata disturbata nel suo sonno eterno in una mattina grigia di pioggia e vento, una mattina fredda nonostante la primavera, in cui, al buio delle sei , aspettavo , sola , che gli operai, attesi per le sette, iniziassero il loro lavoro di riesumazione. Subito mi sono trovata in compagnia del nipote Alessandro Madesani Deledda e soltanto dopo sono arrivati i giornalisti , i vigili urbani con gli operai e , in ultimo, il sindaco .
Non posso non ricordare le parole che il nipote ha più volte, giustamente, ripetuto: non esiste alcuno scritto di Grazia in cui lei manifesti la volontà, il desiderio di essere sepolta in Sardegna.
Anzi, dopo la sua morte venne portata al Verano, il cimitero monumentale di Roma, dove aveva voluto fosse costruito, accanto alla tomba, un piccolo nuraghe a sancirne le origini e l’orgoglio dell’appartenenza. Lì riposava insieme al figlio ed al marito quando negli anni cinquanta dietro sollecitazione di un gruppo di nuoresi amici , venne iniziato l’iter burocratico che ne riportò la salma nella città natale.
Voglio allontanare il fastidioso sospetto che ci si occupi di Grazia Deledda soltanto in determinati momenti per una visibilità pubblica che forse vuole tardivamente ed episodicamente fare ammenda del silenzio e della indifferenza riservate alla nostra scrittrice dalla sua gente!
Sardi nuoresi-barbaricini, sardi che male accettavano (accettano?) una donna fuori dalla rigide leggi di divisione sessista della civiltà patriarcale agro-pastorale.
Nuoro non l’amò, adesso deve imparare ad amarla e rispettarne l’autorevolezza