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IL MEDIATORE DI GIUSTIZIA, S'HOMINE 'E MESU, NEI ROMANZI DELEDDIANI

28/10/2014, 11:44
Grazia Deledda

Il nuovo ordinamento di giustizia ha introdotto a livello nazionale la figura del mediatore, per accelerare l’iter interminabile dei processi civili.
Il mediatore assiste le parti in contenzioso che sono a loro volta assistite dai rispettivi avvocati.
Il mediatore cerca di dirimere la controversia e arrivare ad un punto di …mediazione.
La cultura sarda aveva da sempre per tradizione una persona saggia, riconosciuta come tale dalla società, che si incaricava di fare da paciere, di ascoltare le parti in conflitto per arrivare in tempi rapidi a proporre una soluzione di intermediazione ed equilibrio.
Grazia Deledda nei suoi romanzi e in molte sue novelle, ci parla di questi personaggi che aiutano risolvere i conflitti morali, sociali, e spesso anche divergenze familiari.
Nel mondo barbaricino e nella Gallura questa figura si chiama “s’homine 'e mesu”, l’uomo di mezzo, l’uomo che sta in mezzo a due parti in conflitto. Il mediatore.
Così in “Colombi e Sparvieri” del 1912, nel paese di Oronou, toponimo che nasconde il vero paese di Orune,  le famiglie dei Corbu e degli Arras arrivano alla pace con la mediazione del nonno e la siglano con un banchetto di tre giorni al quale parteciparono anche i latitanti delle rispettive famiglie.
Non era raro che il mediatore sardo, s’homine ‘e mesu”, fosse proprio un bandito che però viveva la latitanza quasi come espiazione alle proprie colpe.
Nel romanzo Elias Portolu (1900) è da Martino Monne che Elias va per avere consigli sulla sua condotta; il vecchio lo esorta  a dichiarare il suo amore per la cognata,ormai restata vedova, piuttosto che votarsi alla Chiesa tradendo e misconoscendo il proprio amore.
“Un uomo alto, rigido, grosso, con una barba grigio rossastra, una specie di gigante, camminava lentamente, quasi maestosamente, sotto il bosco. Elias lo riconobbe tosto; era un uomo d'Orune, un selvaggio sapiente, che vigilava l'immensa tanca d'un possidente nuorese, perch" non estraessero di frodo il sughero dei soveri”. Elias conosceva sin da bambino quell'uomo gigantesco, che godeva una certa fama di saggio. Si chiamava Martino Monne, ma tutti lo chiamavano il padre della selva (subabbu 'e ssu padente), perch" egli si vantava che, dopo la sua infanzia, non aveva dormito una sola notte in paese”.
Dietro la figura di Martino Monne, secondo una certa interpretazione, si nasconderebbe la figura storica del famoso bandito Giovanni Corbeddu, che morì dopo 18 anni di latitanza nel Supramonte di Oliena, in una grotta. In quel luogo, abbandonata ogni attività criminale, iniziò a svolgere il ruolo di pacificatore e arbitro nelle controversie. Infatti gli veniva attribuita una grande saggezza.
Nel 1894 collaborò con le autorità come mediatore per il rilascio di due commercianti di legname francesi, Louis Paty e Regis Proll, che erano stati sequestrati nel territorio tra Seulo e Aritzo. Rifiutò le ventimila lire che gli erano state promesse come ricompensa per il suo contributo. In compenso però gli vennero dati dieci giorni di permesso e poté quindi rientrare ad Oliena e girare per il paese indisturbato
 

Neria De Giovanni

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