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I MEDITERRANEI CHE VORREI
18/12/2015, 13:59I Mediterranei sono una letteratura inafferrabile e quando riusciremo a trovare il legame tra queste geografie o la definitiva discordanza tra gli Oceani e l’Adriatico e il Tirreno, che sono nell’abitazione dei Mediterranei, possiamo cominciare a muovere qualche tassello del vasto mosaico anche sul piano della consapevolezza.
Ci vuole conoscenza e frequentazione, capacità interpretativa e molto coraggio. Non basta una lettura tra fogli di libri per discutere di Mediterraneo. Altrimenti è più semplice dialogare di peperoncini appesi alle finestre come cantavano Fabrizio De André e Mia Martini o di danze recitate da Franco Battiato, che ha abitato il Mediterraneo tunisino. Istanbul è Oriente. I suoni e le voci sono un vento spinto dalle onde: “La notte è una danza nel gioco dei veli che ti fasciano il cerchio del passo negli Orienti di Istanbul. Hai la bellezza della luna nelle luci del mare donna che porti
il vento negli occhi e i sorrisi tra le dita. Ti darò il mio cercarti per una carezza
che non dimenticherò”. Istanbul non è distanza. L’Oriente è in noi! E la danza è un mistero tra la pietra dei simboli e il viaggio di Paolo.
Se non si parte da una strategia culturale, recuperando la vera anima dell’umanesimo, il dialogo diventerà impraticabile tra le diverse Europe e il mondo occidentale americano. Insistere sul recupero di una eredità e di un’identità europea crea sempre più delle lacerazioni, che non resteranno soltanto all’interno di una visione “estetizzante” dell’Europa moderna, ma diventeranno delle “bifore” tra le storie europee e le culture arabe e mediterranee.
Non si tratta di chiudere o meno le frontiere. Sono problemi da non porsi. È sostanzialmente una questione culturale che non può essere arenata sugli scogli dell’impossibile. L’Europa deve smettere di pensare che tutto sia risolvibile e proponibile su una “identità” economica vera e propria.
La storia dell’Unità d’Italia e le conseguenti divisioni, in un conflitto storico ancora non del tutto assopito, dovrebbero servire da insegnamento. Ancora oggi non c’è l’Europa, o meglio non c’è una sola Europa. È una impostazione antropologica che va capita, ma che va sostanzialmente applicata all’interno di una volontà di dialogo tra le Europe e i Mediterranei.
Questo non significa osservare, ascoltare, auscultare, semplicemente una tavolozza geografica. Ma incidere in uno scavo che deve essere sempre più umano, culturale, linguistico, antropologico e storico. Le Europe devono saper confrontarsi, e viceversa, con le culture arabo – mediterranee in una tradizione dell’umanesimo vero.