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MANIFESTI DEL CINEMA CUBANO
12/09/2014, 13:00
La cartellonistica cinematografica cubana si è sviluppata nell’ambito di una delle più prestigiose e originali scuole di grafica del secondo Novecento. Con la nascita del Nuovo Cinema Cubano, un gruppo di artisti, avvalendosi dell’arte pop, ottica e cinetica, cominciò a realizzare poster per promuovere diversi film da proiettare, creando un rapporto molto speciale tra pittura, fotografia, disegno e umorismo grafico. Così sono nati “Los Carteles” , esempio di espressione artistica attraverso la grafica.
Chi è stato a Cuba e ha avuto l’opportunità di visitare a L’Avana la sede dell’ICAIC (Istituto di Arte e Industria Cinematografica) sarà sicuramente rimasto colpito dalla bellezza dei numerosi “Manifesti” esposti e dalla naturalezza con la quale riescono a trasmettere il messaggio del film che presentano.
Il primo cartel de cine creato per l’ICAIC è stato realizzato da Eduardo Muñoz Bachs con un suo disegno stampato in offset per il primo lungometraggio cubano Historia de la Revoluciòn Era il 31 dicembre del 1960 e cominciava la produzione dei manifesti con lo scopo di annunciare la presentazione delle pellicole nelle sale cinematografiche, con un linguaggio nuovo, senza precedenti e senza scopi commerciali.
In questi anni questi incredibili manifesti sono stati al centro di iniziative culturali, volte alla loro valorizzazione, grazie soprattutto ad Alessandro Senatore, Presidente dell’Istituto di Cooperazione e Sviluppo Italia-Cuba, che negli ultimi 15 anni, durante missioni e viaggi ufficiali a Cuba, ha raccolto e collezionato un centinaio di “Carteles” dei maggiori artisti.
Nel 2011, per citare una delle iniziative, Senatore ha messo a disposizione una selezione della sua bellissima collezione, con la quale abbiamo organizzato e allestito a Roma un’originale mostra per un evento dedicato all’America Latina. Evento che ha riscosso grande consenso tra esperti e appassionati di cinema e arti grafiche.
Sulla particolarità dei “Carteles” cubani del cinema ho chiesto ad Alessandro Senatore di far meglio conoscere ai lettori della Rubrica CoLibrì, la storia di queste opere di così alto valore artistico. Nell’invitarvi a leggere il pezzo di Alessandro vi suggerisco di programmare un viaggio a Cuba, per conoscere la storia e la cultura di questa meravigliosa isola caraibica.
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“Los Carteles de Cine Cubano“ di Alessandro Senatore
L’Istituto di Arte e Industria Cinematografica –ICAIC (istituito, come primo atto ufficiale del governo rivoluzionario, nel marzo 1959 tre mesi dopo la cacciata di Batista, ) si trova all’Avana, nella centrale Calle 23. La sala d'ingresso è tappezzata di "carteles cubani del cinema" che trasmettono all'osservatore il messaggio del film che rappresentano. Basti pensare, ad esempio, a come gli autori dei due carteles del film “ Fresa y Chocolate ” (Fragola e Cioccolato) - una delle pellicole cubane più famose, diretta da Tomás Gutiérrez Alea e Juan Carlos Tabio, riescono a “raccontare” il tema del film, che tratta della difficile situazione vissuta dagli omosessuali a Cuba, alla fine degli anni settanta. Nel primo manifesto sono raffigurati due coni gelato, uno dei quali, quello con la fragola, appare più morbido rispetto a quello con il cioccolato, decisamente “machista”; nel secondo si vedono le mani di un abbraccio, che a quel tempo poteva avvenire solamente nell’ombra.
Cosi come i due grandi cuori rossi sanguinanti, crivellati dai colpi di una mitragliatrice, ci parlano di “Clandestinos”, una pellicola diretta da Fernando Pérez, che racconta gli ultimi giorni della lotta rivoluzionaria contro Fulgenzio Batista a Cuba, attraverso la storia d'amore, finita tragicamente, dei due protagonisti, combattenti clandestini.
La magia dei carteles cubani nasce dalla circostanza che queste opere non svolgevano alcuna funzione meramente pubblicitaria, il che permise agli autori di interpretare, con estrema libertà artistica, i messaggi che il cinema di quel periodo intendeva proporre attraverso il
grande schermo.
Ci fu in quegli anni una vera e propria rivoluzione culturale, contro gli stereotipi imposti dal cinema nordamericano, capace di raccontare Cuba e l’America Latina, solo attraverso i banali luoghi comuni del tropicalismo, del ballo, della musica e dell’erotismo.
In un momento storico, nel quale, nel mondo intero, si respirava aria di rinnovamento artistico ed estetico e si andavano sperimentando tendenze nuove, nel settore della grafica pubblicitaria e dell’arte figurativa, i carteles cubani riuscirono ad ottenere, un riconoscimento a livello internazionale. per il loro elevato livello estetico, la creatività dello stile, e la capacità di superare i vecchi codici tradizionali di comunicazione.
La particolarità dei carteles cubani del cinema, data dal fatto che i manifesti erano liberi da una funzione promozionale, gli consentì di affrancarsi dalla stessa opera che rappresentavano facendo sì che questi, ben presto, fossero considerati, tout court, delle opere d’arte dal valore artistico autonomo.
Senza dubbio gli anni settanta, durante i quali l’arte grafica si espresse anche con i manifesti di natura prettamente politica, segnarono il periodo di maggior splendore per la capacità creativa e di realizzazione dei suoi principali autori . Sono questi gli anni nei quali emersero per l’originalità dei loro stili artisti come Alfredo Rostgaard, Tony Reboiro, Eduardo Muῆoz Bachs, René Azcur, e Antonio Perez (NIko) che perfezionarono i loro codici estetici. I loro manifesti furono prodotti utilizzando la tecnica della serigrafia e la natura artigianale della fattura con il suo formato 76x51, generalmente, inusuale per le locandine di cinema, ma che rispecchiava la tradizione dell’ICAIC, contribuì a dargli un tocco di originalità.
Verso la fine degli anni ottanta, con l’acuirsi della crisi economica, che determinò una forte riduzione della produzione cinematografica cubana, la realizzazione di nuovi carteles diminuì fortemente, ma nonostante tutto si continuò a difendere e mantenere viva la memoria di un movimento artistico, che per la sua importanza storica ed artistica ha dato un enorme contributo culturale all’arte grafica del Paese. I cubani, seppure in misura ridotta e non utilizzando più le tecniche tradizionali, pertanto,continuano ancora oggi a realizzare carteles che raccontano il loro cinema, in una società che, contrariamente a quanto accade in tutto il mondo, non considera la cultura come un prodotto commerciale. In questi anni sono riuscito a collezionare un centinaio di "carteles del cinema cubano" e, grazie alla collaborazione della Biblioteca di Napoli ho organizzato nel 2007, un'interessante mostra dal titolo “Cinema in Tratti ”, che ho riproposto al Napolifilmfestival, in occasione della presentazione di una sezione dedicata al cinema cubano.
A distanza di anni continuo a pensare che sia importante che il pubblico italiano conosca ed apprezzi non solo la bellezza della cartellonistica cinematografica cubana, ma che colga il messaggio rivoluzionario di un’arte che slegata dal denaro è capace di promuovere una cultura libera dalle logiche di mercato.
*di Alessandro Senatore vi invito a leggere il libro “L’anarchico Elegante”
La storia di Oreste Ferrara, l’italiano che da Colombo ad oggi, ha inciso maggiormente
nella vita pubblica cubana nei primi anni del secolo scorso.