Nel centenario della nascita il mediterraneo Vittorio Bodini tradotto in Spagna da Rafael Alberti

Vittorio Bodini nasceva cento anni fa. Un poeta tra le vie del Mediterraneo e dell’Andalusia. I Sud che di mare incontrano le pianure e i deserti, le città e i luoghi dell’anima.
Rafael Alberti tradusse nel 1967 due poesie di Vittorio Bodini (Bari 1914 – Roma 1970) che apparvero in “Poesia espanola” del novembre del 1967. Furono Vittorio Bodini e Oreste Macrì (un espanista di provata esperienza di critico cimentatosi sul mediterraneo di Quasimodo) a studiare il viaggio artistico di Alberti.

Bodini tradusse dei testi di Alberti, essendo non solo uno studioso della letteratura e della cultura di Spagna ma un conoscitore della poesia del Novecento spagnolo. Oreste Macrì, che alla letteratura della Spagna del Novecento dedicò due testi, pubblicati dalla Garzanti, i qual restano, tuttora, delle pietre miliari sia sul piano storico sia su quello critico, scrisse dei saggi e antologizzò appunto le poesie di Alberti. Tutti e tre avevano come punto di riferimento culturale la letteratura del Mediterraneo. Oreste Macrì sottolinea, in Alberti, gli “istituti mediterranei”, che sono un modello poetico di una tematica che ha una sua identità in alcune immagini specifiche. Macrì evidenzia il tema del mare attraverso l’idea del “naturalismo mediterraneo”.
Vittorio Bodini invece pone come punto centrale, in Alberti, “il ricupero delle vive permanenze del passato”. Il confronto tra Bodini e Alberti è più diretto. Entrambi poeti. Entrambi precursori di una poesia dalle identità ben definite. Bodini traduce Alberti.

Vittorio Bodini dedica i versi della poesia “Le mani del Sud” tratta da “La civiltà industriale o Poesie ovali (1966 – 1970)” proprio a Rafael Alberti: “Hai fatto bene dice a non parlarmi del Sud del/Sud e delle sue brulle capre saltellanti/di scoglio in scoglio//O le pallide mani delle capre del Sud//Hai fatto bene dice a non parlarmi del Sud del/Sud e delle sue capre per metà divorate/dallo Stato//O le candide unghie delle capre del Sud//Hai fatto bene dice a non parlarmi del Sud del/Sud e dei suoi orizzonti un tempo aperti/da ogni lato//O le pallide unghie con cui ciascuno di dilania nel Sud//Hai fatto bene dice a non parlarmi del Sud del/Sud e dei suoi braccianti uccisi dalla/polizia//O le pallide mani un po’ grassocce dei Tribunali/del Sud gli olivi del cuore umano l’accusare/e accusarsi senza pietà Il grande Sud delle/questioni di principio//Hai fatto bene a non parlarmi del Sud”.

E’ datata 15 gennaio 1969.

Alberti e Bodini: il sogno e l'amore, il tempo e la libertà. Rafael Alberti e Vittorio Bodini, poeti del Mediterraneo vasto: dalla Puglia all'Andalusia. Hanno avuto con la Puglia, entrambi, un rapporto d’amore e di letture nella dimensione della vita che è spettacolo del vivere i luoghi come abitazione dell'anima.

In Bodini la luna e il paese sono i due viaggi poetici che trasudano nostalgia su un tracciato in cui il sogno è la radice della vita. La pianura è la metafisica del tempo che scorre lungo i luoghi degli abitati labirinti. In Bodini c'è una nostalgia nella quale l’inquietudine dell’uomo è presente. La solitudine delle piazze, le case di tufo, le voci che recuperano memorie, in Bodini, sono la “pianura” di un mare attraversato da un Sud che recita non la storia, come in Scotellaro, ma le memorie di un mondo sommerso come in Alvaro. E l'inquietudine si fa sempre ascolto, anche nel suo viaggiare tra la Puglia e la terra di Maria Zambrano.
Quell’inquietudine che si intreccia tra il quotidiano e il sogno della poesia stessa.