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A 80 ANNI DALLA NASCITA DI FRANCOISE SAGAN. IL FASCINO DELLA LETTERATURA AMORE-BELLEZZA
23/06/2015, 12:24Françoise Sagan (1935 – 2004). Una scrittrice che si era dato un nome proustiano. Incipit: "Io mi chiamo Dorothy Seymour, ho quarantacinque anni, i tratti appena toccati dal tempo, perché niente nella vita mi si è presentato seriamente". Françoise Sagan in La guardia del cuore (Sellerio, con Nota conclusiva di Daria Galateria). Le malinconie affiorano lungo i giorni e si lasciano trascinare nelle emozioni raccolte dalle parole. Se la letteratura non fosse l'alito di quella dimensione dell'essere - esistere non regalerebbe onde di mistero.
Cosa è la malinconia in letteratura? E' il fascino del tempo che regala leggeri e antichi assaporamenti. E' ritrovare nei linguaggi immagini che non ci sono più ma che restano nella definizione delle lontananze. Il ricordare, in fondo, è una malinconia che recupera il vento di un passato che gioca tra gli smarrimenti, il perduto e i desideri. La letteratura è una lenta malinconia tra le storie e le avventure. Ma bisogna saper scegliere, bisogna saper percorrere i viaggi che la letteratura ci offre, bisogna saperla vivere al di là delle strutture ideologiche.
Io continuo nel lasciarmi affascinare da una letteratura che è cuore - amore - tempo - nostalgia. Sempre più mi allontano da una letteratura rievocazione della storia perché mi sorprende la meraviglia delle evocazioni. Evocare è ricordare e ricordare è nel tempo del ritornare. Più vado avanti con gli anni e più il misterioso in letteratura mi diventa straordinariamente un vissuto onirico nel quale continua a cercare sogni che vivono in me. Ho segreti letterari nascosti. Per esempio. Mi sarebbe tanto piaciuto scrivere, in tempi lontani, pre - universitari ma anche subito dopo, un saggio sulla scrittrice Françoise Sagan.
Sì, proprio la Sagan di Buongiorno, tristezza. Suo primo romanzo che risale al 1954. Ho un ricordo di letture ricche di emozioni. Forse il mio amore per la letteratura è nato dopo una insistenza lettura dei suoi romanzi. Tanti anni fa. Mi affascinava già pronunciare quel Bonjour, tristesse. "Su questo sentimento sconosciuto la cui noia e la dolcezza mi assediano, esito a opporre il nome, il bel nome grave di tristezza…". Così si comincia. E poi Un certo sorriso del 1955. E Tra un mese, tra un anno di due anni dopo, il cui titolo è ripreso da Recine. E prima e dopo La disfatta, Un po' di sole nell'acqua gelida. E ancora Un profilo perduto del 1974. Poi sono andato versi altri autori, altre letture, altri camminamenti.
Ho riletto nuovamente pagine dei suoi romanzi. Mi commuove ancora La guardia del cuore che risale al 1968. Un titolo che in quegli anni, "saganiani" per me, mi era sfuggito. Una bella pagina. Ma la Sagan, non mi importa di ciò che gli "ideologi della letteratura" possano pensare (a me interessa l'estetica, il senso della bellezza, i destini dei personaggi - personaggio scrittore), ha scritto belle avventure con uno stile di una eleganza travolgente: sia nel testo originale che in molte testi ben tradotti. La Sagan è una scrittrice della bellezza. Lo si nota anche in questo libro ripubblicato in questi giorni. E' una scrittrice certamente della malinconia. Mi sarebbe piaciuto scrivere un saggio su di lei. Vorrei proprio non nasconderlo. E' stato l'autore che mi ha iniziato al piacere della letteratura.
Parlo di "piacere" della letteratura e non di dovere di leggere. Per molti anni leggere un libro era considerato anche per me un dovere. Un "mestiere" direbbe il mio caro Pavese. Ormai chiudo una stagione e smetto con il dovere di leggere. Il fatto estetico diventa sempre più significativo. Si fanno delle scelte. Per me la letteratura è malinconia oltre che continuare ad essere nostalgia nel percorso della vita. Ognuno di noi dà una lettura personale a un romanzo o ad una poesia.
Leggevo i romanzi della Sagan e rincorrevo, in quegli anni, una ragazza con gli occhi e i capelli neri che piano piano mi era entrata dentro. Una ragazza che diventava parte della mia vita. Nelle attese, negli spazi tra un appuntamento e l'altro che mi separavano e mi legavano a questa ragazza, il raccontare della Sagan mi faceva compagnia e trovavo in quelle parole proprio le metafore di "un certo sorriso". E la nostra era "una storia semplice" tanto che "non valeva la pena di fare smorfie".
La letteratura è chiaramente un "genere" diverso rispetto agli altri modelli culturali. Ha bisogno, come tutte le forme di arte, di essere attraversata con l'intuizione artistica. Sagan mi ha dato molto. Come mi ha dato molto un altro poeta francese (scandalo…?) di nome Prévert. E un altro ancora che non smette di accompagnarmi, soprattutto per "l'amicizia" con i cantautori, di nome Boris Vian.
Poi sono venuti gli altri: compreso il mio mitico Pavese. Questa scrittrice nata nel 1935 proprio in questi ultimi anni ha vissuto esperienze abbastanza difficili ma i suoi romanzi restano. "Sapevo che la vita mi era sembrata talvolta inesorabile, e certi amori mi avevano fatto pensare che effettivamente non mi sarei mai ripresa. E invece ero lì, a quarantacinque anni, nel mio giardino, di ottimo umore, e non amando nessuno…" (da La guardia del cuore). Non racconterò la trama di questo racconto. Una storia di passione e di morte l'intreccio di questo racconto lungo. Ma è sempre la passione che guida i sentieri della vita. Può essere non vero? La passione e i ricordi sono nei sogni che ci rincorrono e che noi rincorriamo.
Da La disfatta: "Aprì gli occhi. Un vento brusco, deciso s'era introdotto nella camera. Trasformava la tenda in vela…". E ricominciava così un viaggio, un viaggio tra le terre della malinconia. Con "un po' di sole bell'acqua gelida": "In realtà, lei aveva rotto gli ultimi ponti che la collegavano al passato, all'infanzia, agli amici…". Ricominciava il viaggio dunque. Sempre alla ricerca di una storia semplice. Perché sono le storie semplici che non ci allontanano e ci pongono sempre a "guardia del cuore". La dolcezza, gli sguardi, i sentieri esistenziali nella consapevolezza di una inquietudine che conduce verso i tocchi di una sensibilità che è fatta di emozioni, sensazioni, abbandoni, innocenza e peccati, amarezza e tanta voglia di vivere.
La malinconia non conosce la disperazione. L'inquietudine certamente. Quella tenda che si trasforma in vela è una malinconia raccontata e frammentata in un processo esistenziale che è dentro questa letteratura. Come è dentro questa letteratura - vita quella ragazzetta minuta dagli occhi e dai capelli neri che ha conservato sguardo di malinconie e profilo di un mediterraneo orientale. E' diventata donna dai sorrisi antichi che richiamano nostalgie di un paese abbandonato nella giovinezza. E la vita continua nei pomeriggi che sembrano uguali agli altri per recitare le avventure di "un giorno dopo l'altro".
Qui e altrove si consumano gli anni tra le ambiguità delle storie e le storie semplici. Definendo un particolare de La guardia del cuore, e riferendosi al personaggio Lewis, Françoise Sagan cesella: "…io lo tenni per tutta la notte sul mio petto, guardando il cielo imbiancarsi, le nuvole sparire e un sole insolente spuntare su quella terra devastata. Fu una delle più belle notti d'amore della mia vita". Ancora la malinconia. Onde di malinconia. Il resto è cronaca. Le sue amicizie, i suoi incontri, la sua quotidianità. Françoise Sagan.
La letteratura si distacca dalla cronaca. È altra cosa. Questa lunga malinconia…