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"ORGOGLIO E PREGIUDIZIO", 204 ANNI FA MORIVA JANE AUSTEN (18 luglio 1817)
19/07/2021, 12:32
“Non sempre le cose sono come sembrano: il loro primo aspetto inganna molti”. Queste le parole con cui Fedro mette in guardia il lettore dalle insidie dell’apparenza: ecco la donnola del suo racconto imbrattarsi di farina per attirare la preda. Di fatto, ogni favola che si rispetti vede il nemico ingannare l’eroe sotto mentite spoglie: la strega si finge fata, il mostro veste i panni dell’aiutante. Ma cosa accade se è il buono a venire frainteso?
Questa l’estrema sintesi di Pride and Prejudice (1797, pubblicato nel 1813), storia di un amore che fatica a decollare per mutue incomprensioni. Quando un’eccessiva concezione di sé incontra una distorta percezione dell’altro – orgoglio e pregiudizio, per l’appunto –, si creano i presupposti per innumerevoli e pericolose complicazioni.
Ecco, brevemente, i protagonisti. Da un lato, Elizabeth Bennet, la creatura più deliziosa mai apparsa a stampa a detta della stessa autrice; secondogenita di origini modeste ma rispettabili, è una ventenne di acuta intelligenza e carattere indomito, determinata e riflessiva. Dall’altro, l’ombroso Fitzwilliam Darcy, giovanotto […] elegante, di buona famiglia, ricco, con tutto a suo favore: unico difetto, un orgoglio smisurato. Il loro primo incontro ha luogo durante un ballo a Netherfield Park, proprietà dei Bingley, i nuovi arrivati. Ancor prima di notare la figura alta e raffinata, i bei lineamenti e il portamento nobile di Mr. Darcy, la folla ha già in bocca la sua rendita annuale. La sua fama lo precede, e nel corso della serata viene inquadrato come l'uomo più superbo e antipatico del mondo. Lizzy non tarda ad averne conferma: lo sente disprezzarla al cospetto dell’amico Charles, il padrone di casa. E se, come afferma Oscar Wilde, non c’è una seconda occasione per fare una buona prima impressione, il gioco è fatto: ci vorrà del tempo perché i due cambino idea.
Contro ogni aspettativa, è Mr. Darcy a fare il primo passo: mentre, con suo stesso imbarazzo, inizia a desiderare di conoscerla meglio, Elizabeth è ancora convinta che egli sia tutto orgoglio e insolenza. Le menzogne di George Wickham – figlio dell’amministratore del padre di Darcy – e l’ostilità di Lady Catherine de Bourgh – zia del protagonista – non fanno che allontanarli, ma il loro destino è già scritto: si sposeranno, felici e innamorati, tra lo stupore delle rispettive famiglie.
Chi sono Darcy e Lizzy se non magistrali incarnazioni di vizi comuni? Applicati alla borghesia provinciale inglese, determinano frequentazioni e contratti matrimoniali. Ma quali gli effetti su larga scala? Quali le conseguenze se si varca la soglia spazio-temporale del romanzo?
Eccoci nel XXI secolo, era del pregiudizio e della diffidenza; eccoci a guardare di sottecchi chi veste, pensa, ama fuori dai soliti schemi; eccoci a respingere barconi carichi di vite umane, a innalzare muri contro lo straniero. Barricati nelle nostre povere ma salde convinzioni, viviamo la globalizzazione con irrinunciabile individualismo. Vittime della First impression – questo il titolo della prima stesura dell’opera –, ci fermiamo alla superficie, sostenuti da fake news e opinioni senza fondamento. Che sia giunta l’ora di cambiare?