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"L’ESCLUSA", IL PRIMO ROMANZO DI PIRANDELLO A 120 ANNI DALLA PRIMA PUBBLICAZIONE
03/07/2021, 20:14
Che aveva fatto […] per perdere il diritto alla vita?, rimugina Marta, L’esclusa, confinata nella nuova casa palermitana, il sepolcro da cui piange la stroncata giovinezza. Un rapido sguardo all’indietro: l’abbandono forzato del collegio a soli sedici anni, il matrimonio combinato con Rocco Pentàgora – il classico buon partito –, la routine della vita coniugale. Poi, la svolta: l’ingenua corrispondenza con Gregorio Alvignani, avvocato di grido e futuro deputato, cui erano seguiti, consequenziali, la rotta col marito, l’aborto spontaneo, la morte del padre e la rovina della conceria di famiglia, il tutto accompagnato da un’implacabile riprovazione collettiva, non ostante la prova della sua fedeltà.
Questi i presupposti di una storia il cui termine, paradossale alla maniera del suo autore, vede Marta cedere alle pressioni del marito, con in grembo “il figlio del peccato”: innocente, ti hanno punita, scacciata, infamata – riassume con efficacia lo stesso Alvignani, divenuto suo amante –; e ora che tu, spinta da tutti, perseguitata, non per tua passione, non per tua volontà, hai commesso il fallo [...] di cui t'accusarono innocente, ora ti riprendono, ora ti rivogliono! Così l’esclusa, reintegrata nella società patriarcale siciliana – specchio di una realtà, ahi-noi, ben più ampia e radicata –, riprende il posto che le spetta: moglie e madre, nei riguardi della tradizione.
Lei sola era l'esclusa, riflette dunque Marta, ignara del suo avvenire, lei sola non avrebbe più ritrovato il suo posto, checché facesse; per lei sola non sarebbe più ritornata la vita d'un tempo. E le altre donne? Quale il loro destino?
Si veda la madre di Marta, Agata Ajala, che ha imparato a vivere dimessa e modulare ogni dispiacere in funzione dell’irascibile consorte; e Maria, la figlia minore, cresciuta quasi all'ombra della sorella, remissiva e introversa, indotta, di riflesso, a un avvenire spezzato. Vittime di una disonorevole ingiustizia, le tre donne sperimentano oltraggi e calunnie d’ogni sorta, culminati nello scandalo della processione sotto i balconi di casa Ajala, in occasione della festa dei Santi Patroni.
Allo stesso modo, la suocera di Marta, Fana, lasciata da Antonio Pentàgora in risposta al presunto adulterio, vive l’esilio a Palermo lontano dai figli, nella più squallida miseria.
Si consideri, poi, Anna Veronica, vecchia amica di Agata, insegnante elementare dedita al mantenimento dell’anziana madre. Consumata nell'attesa d'un uomo cui consacrare il più ardente e devoto amore, vede sfiorire il sogno ben due volte: sedotta e abbandonata, perde, in un sol colpo, il figlio, il lavoro e la stima del paese. Ora vivucchia con una misera pensioncina, nella solitudine e nell'ignominia.
E ancora Donna Maria Rosa, nuova dirimpettaia delle donne Ajala, che, rimasta vedova, convive con il cognato per volontà del defunto marito e, per placare il chiacchiericcio, seguita a sposarlo: signora mia, la maldicenza com'è? dove non può mettere i piedi, mette le scale.
Infine, la madre e la zia del professor Falcone, decrepite e stolide entrambe, che, dimentiche del primo marito, aspettano l’una la morte dell’altra per andare a nozze con un loro sposo immaginario. Maritatevi!, sono solite consigliare alle vicine: pare non ci sia altro scampo, altra salvezza nella vita.