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WALT WHITMAN, POETA DEL CORPO E DELL'ANIMA
"Foglie d’erba" a 202 anni dalla nascita del suo autore (31 maggio 1819)
31/05/2021, 16:18
Il poeta è, per definizione, colui che coglie ciò che ai più resta oscuro, e ai più lo consegna, rinnovato nella forma, esaltato nella sostanza. Talvolta complica il semplice, talaltra semplifica il complesso; fa profonda esperienza del mondo e la restituisce al lettore, che può infine dirsi cambiato, arricchito di verità altrimenti inaccessibili.
Turbolento, carnale, sensuale - come egli stesso ama definirsi -, il poeta statunitense Walt Whitman affronta nei propri versi il dualismo corpo-anima, dove l’una si risolve nell’altro in un rapporto di reciproca dipendenza. Con impareggiabile sensibilità, l’autore di Foglie d’erba (1855) celebra il mondo attraverso se stesso: egli è una parte rappresentativa del cosmo, e ogni frammento di sé è un miracolo in cui rivive la grandiosità dell’universo.
Tutto è intimamente interconnesso, e la materia ne è vivace espressione: uomo e terra condividono granito, carbone, muschio filamentoso, frutta, grani, radici. Il corpo rivendica il proprio primato nonché la propria essenza metafisica (e se il corpo non fosse l’anima, l’anima cosa sarebbe?). Egli è il culmine delle cose realizzate, e [...] il contenitore di quelle che devono venire, una realtà-limite in cui converge ogni realtà possibile. Tutto va avanti e viene fuori, niente si distrugge, ogni gesto è causa e conseguenza, conclusione e principio: nessuna cosa compiuta esiste senza provenire da qualche altra, partecipe di un ciclo senza fine. Vita e morte si susseguono complementari, e chi muore lascia se stesso in eredità alla terra, per ricrescere in lei, nel vigore di uno stelo d’erba.
L’umanità è testimonianza divina che si palesa in ogni volto e rende santa ogni cosa che tocca e da cui è toccata. L’empatia è la consapevole interdipendenza tra uomini, legati atomo per atomo: così Whitman fa esperienza di morte con chi sta morendo, e di nascita con il bambino appena lavato, certo che lo sguardo di un uomo sul cielo generi sempre la stessa emozione in ogni nazione e in tutti i tempi, su tutta la terra. Il poeta diviene ogni presenza o verità umana, mentre i suoi passi si trascinano dietro a quelli di innumerevoli altri, e li precedono al contempo: nei miei sonni sogno tutti i sogni degli altri sognatori e ogni sognatore divento.
Whitman inneggia all’essenziale, celebra il valore della semplicità: che io mangi e beva è già spettacolo degno di grandi autori e grandi scuole. Virtuosismi di uccelli, sussurri di grano che cresce, il chiacchiericcio delle fiamme, scoppiettii di stecchi che cuociono i [...] pasti: tutto è fonte di gioia, ogni ora di luce e ombra è un miracolo di cui godere. La gratitudine da lui espressa è sintomo di una saggezza che assegna a equilibri e capovolgimenti, felicità e dolore la stessa dignità ontologica. Il futuro è una dimensione vuota, che non può competere col presente, dove, al contrario, ogni cosa freme per essere intensamente vissuta: grande è l’oggi, è bello vivere in questa età, non c’è mai stato un momento migliore.