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IL 16 GENNAIO NASCEVA MARIO TOBINO: LE SUE "LIBERE DONNE DI MAGLIANO" (1953)

15/01/2021, 15:42

Cosa significa essere matti? Così s’interroga lo scrittore e poeta Mario Tobino mentre osserva la vita pulsare di gioventù e bellezza oltre la finestra. Dentro, mille matti rinchiusi, prigionieri dei loro deliri, sudati, sporchi, poveri, affollano le celle dalle pareti nude, riempiono lo spazio di voci acute, con qualcosa di dolce e inutile insieme. Sono piante senza radici, uccelli feriti, oggetti morti posati su una mensola; sono inguaribili Don Chisciotte senza ronzino né mulini, vittime di un’insanabile follia.
 

Questo è il manicomio di Magliano, sul colle di Santa Maria delle Grazie, nella pianura lucchese; questo il regno della Pazzia, che si traveste in infinite forme e governa, sovrana, con inconcepibile anarchia. Tobino, medico psichiatra, vi lavora per dieci, lunghi anni: la mia vita è qui, scrive commosso sul proprio diario, qui si snodano i miei sentimenti, qui sincero mi manifesto; Magliano è la sua casa, e quando, di rado, se ne allontana, vi fa presto ritorno, come un palombaro nelle profondità del mare.
 

Le grida dei malati sono gli accordi di una musica quotidiana, straziante, che accompagna le sere solitarie del poeta. Egli fissa le giornate sulla carta, raccoglie bozze e ritratti, brevi dettagli, fuggevoli impressioni in cui i malati, prima di tutto, sono persone: dammi la forza, questa la supplica rivolta a Dio, che io le consideri in ogni momento tue creature. E un occhio di riguardo è volto alle donne, la vera anima della struttura, divinità furenti e lussuriose, bambine fragili e ingenue. C’è la Berlucchi, dal volto bianco di una Medusa e l’epilettica Soldani, dalla lucidità intermittente; la Benni, orba da un occhio e cieca nella morale, la Gabi, dall’amore pietoso che comprende e perdona; e ancora la Crivelli, dalle labbra secche e gli occhi che brillano; e la Lella, che non conosce il valore comune delle cose, ma dà loro il prezzo che le stabilisce l’anima.

Con acuta e vibrante sensibilità, Tobino indaga l’animo umano, che come un buco dentro la terra offre, a ogni scavo, una misteriosa e inestimabile ricchezza. Anche a Magliano scoppia la vita, una primavera autentica, che formicola di vicende reali, emozioni sincere: anche i matti, come l’autore afferma nella prefazione del 1964, sono creature degne d’amore. Ogni uomo ha la sua legge, e la superbia dei sani giudica folle ciò che non comprende: la pazzia non è spiegabile con le misure comuni, è un dogma da accogliere e studiare, per garantire conforto e protezione, benessere e serenità.
 

Il manicomio è pieno di fiori, ma non si riesce a vederli: Tobino auspica uno sguardo nuovo, umano e inclusivo, unica via per cogliere la vera essenza della vita e goderne tutti. Nessuno escluso.

 

ELSA BALDINU
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