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"Gouaches" di Franco Idone, dal racconto al teatro per riempire la solitudine
Tre Atti unici messi in scena al teatro Manhattan tra sogno sognato e reale incomunicabilità
10/06/2016, 23:30 | Musica e spettacoloNell’ombra profonda del piccolo palcoscenico del teatro Manhattan , si stagliano i contorni di alcune persone sedute, addossate alle pareti. Sono mute, quasi addormentate. Sono gli attori di volta in volta protagonisti dei tre atti unici che si susseguono, isolati da un breve, intenso “buio”.
Per la sua nuova presenza teatrale Franco Idone ha scelto di mettere in scena tre suoi racconti,e Non superare la linea gialla, Accoppiare l’apparecchio, Ego te absolvo, tenuti insieme dal titolo dello spettacolo “Gouaches”, termine ripreso in apertura: tutto è Gouaches, tecnica pittorica “veloce e colori brillanti”. Ogni Atto unico è aperto, dunque, dalla proiezione di un quadro che ne suggella l’inizio, a mo’ di sipario…Perché proprio questo titolo? Franco Idone, nella sua poliedrica attività artistica, oltre che scrittore teatrale ha all’attivo anni di direzione di una galleria d’arte, con coraggiose scelte anche controcorrente.
Gauches, lo spettatore è avvertito: tutto si può con-fondere o emergere nella vita che è anche sogno, sogno sognato, come conclude la prima storia con il monologo del marito che parla al telefono con la moglie. Sogno dentro il sogno con riferimento esplicito a Borges dell’Aleph. E molti anche più sottintesi, saranno i calchi letterari nel corso del’intero spettacolo.
I tre racconti-atti unici, hanno un leit motiv che li unisce, i rapporti di coppia, rapporti difficili, dove l’amore come sentimento e sesso è un gioco a rimpiattino tra chi ama e chi fugge, perché ama un altro…Ma l’incomprensione tra un uomo e una donna sfocia anche nella con-fusione tra sogno e realtà in un evidente, approfondita linea ereditaria da pronipote di Luigi Pirandello.
Così il protagonista della prima storia vive una vacanza in un’isola greca-manicomio. Le donne che danzano tra luna e mare in evidente richiamo dionisiaco, sono una costante della scrittura di Franco Idone, così come la famelica bella Lilith sul corpo nudo del trasecolato protagonista che soltanto alla fine si accorge di avere sognato. Vita coniugale deludente uguale. a sogno erotico appagante?
E poi il gioco della “coppia che scoppia” si fa ancora più crudele nella seconda storia: in scena Ermelinda Bonifacio, unica attrice, che è anche la regista, si divide tra un marito non amato (e che forse ha anche tentato di ucciderla) e un amante che invece è morto tra le braccia di un’altra donna. Il tutto all’irriverente refrain di una voce registrata che invita : “accappiare l’apparecchio”.
Infine ancora una con-fusione tra sogno e
realtà, invero tra allucinazioni dovute all’anestesia operatoria e le speranze suicide di un vedovo, con l’unica compagnia del suo cane. Ma quanto è difficile essere costretti a guardare ancora avanti, quando si pensava invece di avere già tutto alle spalle!
Con Gouaches, ottimo e certamente non facile il lavoro degli attori (Marco Carlaccini, Matteo Micheli, Pietro Naglieri, Vincenzo Schirru) che, sempre in scena, uniscono i tre tempi confidando, per cambiare Atto, soltanto nel gioco di luci ed ombre del service.
Anche il violino e l’organetto dei musicisti (Francesco Monti e Marco Rufo Madana) hanno contribuito a tenere unite le tre storie di questo spettacolo con cui Idone ha voluto raccontarci ancora le sue ossessioni che però racchiudono tante verità.
La ricerca di amore che si scontra con la morte, l’impossibilità di una vera comunicazione tra sogno e realtà, è questo lo sconsolato segreto nascosto dietro i baffi sornioni e ironici di Franco Idone?