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I programmi dell’Unione europea per la cultura. Intervista a Silvia Costa

La relatrice del Programma "Europa creativa" espone le novità e i risultati conseguiti

02/05/2014, 13:00 | Interviste

Da dicembre dello scorso anno è attivo  Europa Creativa, un programma da  1, 5 miliardi di euro che stabilisce misure e finanziamenti per progetti culturali europei nel settennio 2014-2020.
Il comparto delle industrie culturali e creative rappresenta oggi circa il 7% del Pil europeo, occupa quasi 8 milioni di persone e coinvoge circa 1 milione di imprese. Sono numeri considerevoli, che giustificano la soddisfazione con la quale Silvia Costa, l’europarlamentare italiana relatrice del provvedimento al Parlamento europeo, ci ha illustrato, in questa intervista, i risultati conseguiti.

D. Che cosa rappresenta per l’industria culturale europea il programma Europa Creativa?

R. Uscendo dall’astrazione che inevitabilmente implicano i grandi numeri, secondo le stime della Commissione Europea a beneficiare di questo nuovo programma saranno, in concreto, 250.000 artisti e operatori culturali, i cui lavori potranno varcare più facilmente i confini nazionali e più di 800 film europei, la cui distribuzione nel vecchio continente e nel mondo verrà sostenuta in sala e online, anche attraverso aiuti al doppiaggio e alla sottotitolazione. Ne trarranno vantaggio anche 2.000 cinema a condizione che scelgano di dedicare almeno il 50% della loro programmazione a film europei, più di 4500 libri e altre opere letterarie che, grazie ad un sostegno nella traduzione, potranno raggiungere un pubblico più vasto. Infine ne usufruiranno migliaia di professionisti del settore, che potranno ottenere finanziamenti per la formazione e quindi aumentare le proprie competenze, soprattutto dal punto di vista tecnologico (il passaggio al digitale offre per le industrie culturali e creative una vasta gamma di opportunità, che finora l’Europa non ha potuto cogliere).

D. Quali sono i soggetti che potranno usufruire dei fondi stanzaiti nel programma?

R. In merito ai destinatari del progetto occorre  una precisazione: Europa Creativa si rivolge a tutti gli enti pubblici e privati del settore, di ciascun Paese coinvolto nel programma (non solo i membri dell’UE, ma i Paesi dell’EFTA, i candidati e potenziali candidati e i Paesi limitrofi), ma non a privati cittadini. Per poter beneficiare dei fondi si deve essere parte di un’associazione.
Non va poi dimenticata la peculiarità di questi settori, che sono tra quelli che meno hanno potuto trarre vantaggi dalla creazione di un mercato unico. L’abolizione delle frontiere interne ha ovviamente portato benefici limitati ad un settore che continua a dover far fronte alla grande frammentazione linguistica: senza tener conto dei dialetti e delle parlate locali, l’Europa riconosce attualmente ben 24 lingue ufficiali. Ecco quindi che Europa Creativa, con il suo sostegno ad una maggior circolazione transnazionale dei prodotti culturali, ha tutte le caratteristiche per contribuire alla promozione e allo stesso tempo alla tutela della diversità culturale e linguistica dell’Europa, che potrà così tornare ad essere giudicata a tutti gli effetti una risorsa e non un ostacolo.

D. Oltre al programma Europa Creativa ci sono altri fondi stanziati dall’Europa per la cultura?

R. La proposta della Commissione Europea non includeva in alcun modo la cultura  nel programma per la ricerca e l’innovazione denominato Horizon 2020. Ho chiesto e ottenuto, con i miei emendamenti, che in esso fossero inserite le industrie culturali con riferimento alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e il patrimonio culturale e la ricerca umanistica tra le misure per il clima e l’ambiente e quelle rivolte a favorire le società inclusive e innovative. Le risorse di Horizon 2020 (oltre 70 miliardi per 7 anni), grazie a questo intervento, saranno destinate anche a queste azioni.
Ci sono poi le politiche di coesione, che sono la voce più rilevante del bilancio europeo e un’importante risorsa per i territori: 325 miliardi per 7 anni, di cui circa 30 all’Italia. Tra gli 11 obiettivi tematici del Fondi Strutturali incredibilmente non figuravano né cultura né turismo. Grazie al nostro lavoro siamo riusciti a inserire la cultura come risorsa, le imprese culturali e creative e il patrimonio culturale nella azione chiave. Così sarà possibile finanziare dalle Film Commission  alle infrastrutture e agli itinerari culturali.

D. L’Italia è indubbiamente un territorio d’elezione per le risorse destinate alla valorizzazione del  patrimonio culturale.....Quali azioni sono state portate avanti?

R.  In Europa e in Italia ho contribuito al rilancio degli itinerari europei, e in particolare della Via Francigena, rafforzando l’alleanza tra Parlamento Europeo, Consiglio d’Europa e Commissione, creando un capitolo di bilancio dedicato per la  “Promozione dei prodotti turistici europei e transnazionali e in particolare dei prodotti culturali e industriali” -  che per 3 anni ha sostenuto l’implementazione di progetti e servizi lungo gli itinerari culturali e industriali per un totale di stanziamenti di circa 7 milioni, e che dal 2015 potrà diventare un capitolo permanente del bilancio.
Ho, poi, fortemente sostenuto la Decisione che ha istituito il “marchio del patrimonio europeo”, per rafforzare il senso di appartenenza dei cittadini europei all’Unione Europea, sulla base degli elementi comuni e sul rispetto della diversità, promuovendo il dialogo interculturale.
In conclusione, credo che l’efficacia delle politiche culturali europee possa essere garantita solo ribadendo la loro trasversalità rispetto a tutte le poiotiche dell’Unione e sollecitando  l’attenzione degli operatori del settore e degli attori locali degli Stati menbri verso tutta la programmazione 2014-2020.

intervista a cura di Massimo Milza
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