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Il sublime e l’estasi di Pedra Francisca (Antonia) de La Valle

Una poesia del Rinascimento

08/05/2016, 17:56 | Attualità

 

Il Rinascimento è il secolo in cui la poesia è attraversata dalla figura della donna come leggenda, come dama e come donna – cavaliere. È l’epoca che annuncia Cervantes, ma è anche il contesto in cui Angelica fa uscir di senno. È il tempo della pazzia d’amore e vengono completamente superate sia la voce di Saffo che quella di Eloisa. È il viaggio di Gaspara Stampa e di Veronica Franco. Poi sarà quello di Isabella Morra e quello di Pedra Francisca (Antonia) de La Valle.

Pedra Francisca de La Valle recita con lo sguardo. Con gli occhi.  Poetessa nata  probabilmente a Siviglia nel 1555 o 1556. Non si hanno precise notizie sulla data di morte, ma i suoi versi, siamo a conoscenza soltanto di 21 poesie tradotte in italiano dallo spagnolo, tra il semi – sonetto e un verseggiare libero, portano come data ultima il 1629. Muore probabilmente a 74 anni.

Dall’ultima sua poesia, datata, appunto, 30 ottobre del 1629, si evince una scrittura molto ferma il cui contenuto ha richiami di una tragica malinconia sul mare Jonio. Sullo Jonio visse i suoi ultimi anni.

Ci sono elementi che rimandano ai luoghi geografici della Magna Grecia e al mare Greco Le sue notizie, dopo numerose ricerche, sono molto scarse.

Ci è pervenuta soltanto questa minima raccolta, la cui parola, comunque, poeticamente ha un senso. Ha un titolo che è ripreso da una sua poesia: “A ritornar non posso”.

Di recente è stata pubblicata una Cartella (con una mia nota introduttiva) con le sue poesie ed è stato realizzato un Video (curato da Anna Montella: https://www.youtube.com/watch?v=85kimtVrfU0). Verrà dedicata una serata per il Maggio dei Libri del Mibact a Grottaglie il prossimo 14 maggio.

Il tempo, l’amore, il tentativo di interpretare il mistero sono tre aspetti che si trovano spesso nei suoi testi. Aspetti significativi che si legano ad una costante che è il mare.

Pare che la poetessa abbia lasciato all’età di 15 anni Siviglia e abbia abitato, con i genitori, una piccola casa nelle campagne di Todi, in Umbria.

Qui, profondamente legata alla santità di San Francesco d’Assisi, dedica al Santo più di una poesia. Alcuni suoi versi fanno ascoltare l’eco di Jacopone da Todi e la speranza è un battello che accompagna la poetessa sino alla fine anche se il sentimento di morte si lega fortemente a quello dell’amore.

Dopo Todi pare che abbia visitato la Calabria e sia stata anche in Puglia, fermandosi per alcuni anni nei pressi di Metaponto. In queste terre ha consumato gli ultimi anni della sua vita. La dimensione dell’amore è punto centrale nella sua poesia. Da un amore in cui la sensualità è ben marcata, si passa ad un amore contemplante, in cui la preghiera ha una forza spirituale notevole.

La spiritualità è tutto, sembra dirci Pedra Francisca. Nella spiritualità si può vivere la bellezza. Ciò che è assente, rispetto ad un inizio “francescano” sono gli elementi della natura, il dialogare con la natura, il rapportarsi con le “creature” e il suo cantico, perché, in fondo di cantico si tratta, hanno sia una carnalità sofferta, ovvero una fisicità, sia una ricerca interiore che trova nella luce della metafisica una chiave di lettura importante.

È una poetessa che si è formata in un clima metà rinascimentale ma è una visione di un Rinascimento che dialoga, storicamente e culturalmente, con il Barocco. Da questo punto di vista è una poetessa che sembra anticipare anche modelli che saranno foscoliani e religiosamente annuncianti quella “Grazia” che sarà successivamente di Manzoni. È naturale che conoscesse il linguaggio e la poesia di Dante Alighieri e dei poeti provenzali.

D’altronde, il Rinascimento dovrà fare i conti con il tardo Medioevo per determinare un passaggio fondamentale che è quello linguistico. Pedra Francisca de La Valle è una poetessa nel mistero di una biografia e tutto ciò che si può dire, soprattutto oggi, è ricavabile dalle 21 poesie più tre versi, di cui siamo in possesso.

Il poeta vive oltre la sua storia ed è come se non avesse bisogno di una sua storia, ovvero di una biografia. Così è. E se è così non ci resta che leggere i suoi testi e cercare, è sempre un tentativo, di penetrare quelle sue parole che hanno un senso certamente, ma sono solo le sue parole che recitano la sua vita e da questa recita si ha bisogno della fantasia per percorrere un cammino dentro il suo vissuto.

In fondo a ritornar non posso senza lo sguardo che vive gli occhi… Da Petrarca, comunque, in poi sino all’età Barocca la poesia si veste di sublime e di forza onirica. In Pedra Francisca de La Valle il sublime diventa un’estasi.

 

Pierfranco Bruni
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