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La consegna di Hamas degli ostaggi uccisi: dove il culto dei Morti nella cultura dei popoli? di Massimo Milza

29/10/2025, 18:32 | Attualità

 Voglio approfittare dell'ospitalità di questo periodico di cultura e letteratura per esprimere lo sdegno e la riprovazione che provo, e spero siano in molti  a condividerli,  a ridosso del mese di commemorazione  dei defunti e durante la fragile tregua imposta al conflitto arabo israeliano, per il modo in cui si sta svolgendo la consegna ai familiari dei resti degli ostaggi uccisi,  che sembra  svolgersi più simile a un suk che ad una opera di umana pietas.
Da sempre nella storia dell'umanità il Culto dei Morti fa parte della cultura dei popoli. Il rispetto per i defunti, testimoniato attraverso le pratiche della sepoltura e le celebrazioni funebri assumono un ruolo fondamentale nel mantenere vivo il legame tra le generazioni.
In particolare,  la Grecia, l'Egitto e le civiltà della Mesopotamia hanno lasciato importanti testimonianze archeologiche e letterarie sulla sacralità  della morte.
L'antico Egitto è famoso per le sue elaborate pratiche funerarie e la credenza nell'immortalità dell'anima. Le tombe dei faraoni, come le piramidi di Giza, e i tesori ritrovati all’interno di esse, testimoniano l'importanza del culto dei morti. Numerosi ritrovamenti archeologici, come la tomba di Tutankhamon, hanno rivelato queste pratiche e credenze.
Dall'antico Egitto alle comunità italiche, come gli Etruschi e le comunità nuragiche della Sardegna, la sacralità della morte ha accompagnato lo sviluppo delle civiltà occidentali. I poemi omerici illustrano come, anche dopo la violenza della guerra, si mantenesse il rispetto per i defunti, attraverso pratiche e credenze che si sono tramandate dalla civiltà greco-romana fino ai giorni nostri, influenzando le tradizioni della cultura giudaico-cristiana.
Di fronte alla morte non importa il colore della pelle o l'appartenenza a un popolo rispetto ad un altro con il quale magari si è combattuto allo stremo, come nelle guerre che hanno insanguinato  l'Europa e il mondo nel secolo scorso. A chi non è capitato di imbattersi in qualche cimitero di montagna dove si trovano seppelliti l'uno accanto all'altro i corpi di  soldati che nella sacralità della morte hanno trovato quella pace che per la follia che guida il mondo non hanno potuto  godere  da vivi.
La sepoltura e le celebrazioni funebri non potevano non ritrovarsi nella letteratura,  assumendo dignità letteraria attraverso immagini di pietà, memoria e riconoscimento della dignità umana, spesso accompagnato da un senso di commozione e di responsabilità verso chi non è più tra noi. Ecco alcuni esempi di poesie e prose che  in modi diversi ci invitano a ricordare e onorare i defunti, mantenendo viva la loro memoria.
    • Giuseppe Ungaretti – "San Martino del Carso" (1916)
In questa poesia, Ungaretti esprime il dolore per la perdita dei commilitoni durante la Prima guerra mondiale, ma anche il rispetto per i morti, simbolo di sacrificio e memoria. La poesia si apre con un’immagine di desolazione, ma termina con un senso di rispetto e di riconoscimento della loro eroica testimonianza.
      Dante Alighieri – "Inferno", Canto III
Nel poema dantesco, il rispetto dei morti si manifesta nel rispetto delle anime dannate e nel riconoscimento della giustizia divina. La Commedia è un’opera che riflette sulla condizione dell’anima dopo la morte, con un senso di pietà e rispetto.
      Luigi Pirandello – "Sei personaggi in cerca d’autore"
Pirandello affronta il tema della memoria e del rispetto verso le vite passate, anche se in modo più sottile, attraverso il teatro che rende omaggio alle storie di personaggi che rivivono nel ricordo e nel rispetto degli attori e del pubblico.
    • Italo Calvino – "Le città invisibili"
Nei racconti di Calvino, spesso si riflette sul rispetto delle memorie delle città e delle persone scomparse, riconoscendo l’importanza di mantenere vivo il ricordo e la dignità di chi non c’è più.
    • Primo Levi – "Se questo è un uomo"
L’autore testimonia il rispetto verso le vittime dell’Olocausto, affrontando con pietà e dignità le sofferenze subite, e sottolineando l’importanza della memoria come atto di rispetto e di preservazione della dignità umana.
Infine, come dimenticare in questa sequenza di riferimenti letterari come no ricordare i versi finali che concludono la celebre ode dei Sepolcri di Ugo Foscolo
“E tu, onore di pianti, Ettore, avrai,
Ove fia santo e lagrimato il sangue
Per la patria versato, e finché il Sole
Risplenderà su le sciagure umane.”

MASSIMO MILZA
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