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Il Sogno di Roberto Benigni per l'Europa, di Valerio Calzolaio

27/08/2025, 11:42 | Attualità

Europa. Da secoli addietro, verso il futuro. Forse si può parlare dell’Unione Europea come ne parlerebbe Balzac. Come di un sogno. O di un romanzo: politica, storia, geografia, geopolitica, statistica; amicizie, amori, passioni, colpi di scena, turning point, cliffhanger; metonimie, rime in terne, digressioni! Il grande regista, attore e intrattenitore europeo Roberto Benigni (Castiglion Fiorentino, 1952), europeista estremista, ci ha provato in diretta su Rai1 e in Eurovisione mercoledì 19 marzo 2025, uno splendido accorato seguitissimo monologo televisivo.

Grazie al contributo per i testi del saggista Michele Ballerin (Cesenatico, 1972) e dello scrittore (e consueto collaboratore) Stefano Andreoli (Cesena, 1979), il volume cartaceo è ora la trasposizione scritta integrale del lungo “intervento”, con l’inserimento di altre parti escluse quella sera per mantenersi nei limiti della durata prevista del programma. Dopo l’apposita introduzione di Benigni, ognuno dei trentasette capitoli contiene una singola storia significativa o un episodio indimenticabile: sfide, sconfitte, trionfi. “Chiudiamo gli occhi e accendiamo il nero di scintille. Sogniamo insieme questo sogno come colui «che sognando desidera sognare». E chissà che, a forza di sognarlo, non finisca per diventare realtà”. Tutto ruota intorno alla scelta di sentirsi orgogliosi di essere europei, pur consapevoli che qualche volta (spesso) siamo stati tremendi, nella storia. La cultura europea ha radici profonde, profondissime: è un processo che ci accompagna da almeno tremila anni, forgiando alcuni tra i più grandi pensieri dell’umanità, dalla logica alla libertà, dalla democrazia allo sport, dalla diplomazia a molte arti e scienze. Purtroppo abbiamo anche gareggiato a chi inventava la guerra più brutta, civile religiosa etnica coloniale.

Siamo nel campo della divulgazione colta e intelligente, fantasiosa e frizzante. Benigni insomma! Il quale conferma: durante l’ultimo millennio noi europei ci siamo ammazzati gli uni con gli altri, senza concederci un solo mese di tregua, in tutti i modi possibili. Fino alle due guerre mondiali, che abbiamo scatenato noi: cento milioni tra uomini, donne e bambini sono morti a causa della violenza, della fame, delle deportazioni, delle pulizie etniche. Finché qualcuno ha cominciato davvero, finalmente, a pensare e realizzare qualcosa di nuovo, le istituzioni sovranazionali. L’unione delle nazioni europee nasce in questo contesto, il principio basilare è la pace, fra noi e con gli altri. Sapendo che, invece, il principio del nazionalismo (non il patriottismo, col quale “si maschera”) è odio, guerra: “si può essere patrioti senza essere nazionalisti… Anzi, si deve”! L’unione Europea è stata “pensata” nel 1941 da tre esimi italiani al confino insulare, messici dal regime fascista, aiutati dai libri inviati loro da Luigi Einaudi e dalla riflessione sull’esperienza delle tredici repubbliche degli Stati Uniti d’America, i cui delegati a Filadelfia nel 1787 posero le fondamenta (inedite) di uno stato federale.

Il vero tema del Manifesto di Ventotene, il pensiero fondamentale, è chiaro e attualissimo: superare i nazionalismi che avevano distrutto il continente, per costruire un’Europa unita, democratica e liberale, basata sulla giustizia sociale, in cui nessuno fosse lasciato indietro (chissà perché all’attuale governo italiano non piace quel pensiero)! Gli autori illustrano poi il ruolo decisivo del francese Jean Monnet, gli stati via via unitisi (prima sei, poi dodici, infine quasi trenta), nonostante problemi inciampi ritardi errori fallimenti. Ovviamente, vi sono varie semplificazioni, gli statunitensi sono sempre chiamati “americani”, il pensiero liberale sembra tutto lineare e democratico, le convulsioni di singoli stati nazionali vengono accantonate. Così sull’immigrazione si finisce per dire che il Parlamento e la Commissione avrebbero fatto proposte sensate (impreciso, sia sul fenomeno migratorio complessivo che sulla specificità delle migrazioni non forzate) mentre chi sbaglierebbe, all’opposto, sarebbero il Consiglio europeo e il Consiglio dei ministri europei (peraltro vero). Restano un eloquio e un’argomentazione fluide e incantevoli (solo alla fine una ventina di note puramente bibliografiche).

Il sogno. L’Europa s’è desta!
Roberto Benigni
Con Michele Ballerin e Stefano Andreoli
Storia europea
Einaudi Torino
2025
Pag. 144 euro 15

VALERIO CALZOLAIO
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