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Grazie al “Pit stop” di Giuseppe Costa, sosta e rifornimento spirituale, di Neria De Giovanni
04/08/2025, 18:34 | Attualità
Ci voleva l’acume e la sottogliezza insieme di Giuseppe Costa, sacerdote salesiano di lungo corso e tante altre cose insieme, per suggerire all’editore questo titolo: “Pit Stop, per lo spirito” argomentato meglio nel sottotitolo “riflessioni religiose” (Salvatore Sciascia editore, 2025).
Chi come me non è molto pratico di sport intuisce comunque che l’allocuzione “Pit Stop” ha a che fare con il movimento. “Sosta durante una gara (di solito automobilistica o motociclistica) per rifornimento, cambio gomme o riparazioni”: così questo “pit stop” ci invita a sostare, prendere fiato, cambiare le gomme della nostra auto spirituale grazie alle parole e riflessioni di questo prezioso libretto.
Sei agili capitoli compresa l’introduzione dopo la prefazione di Enzo Romeo, giornalista vaticanista Rai che ha seguito l’attività dei pontefici da Giovanni Paolo II ad oggi.
Giuseppe Costa, già direttore del Bollettino salesiano, docente universitario, direttore della Società Editrice Salesiana (SEI) e della libreria Editrice Vaticana (LEV), ha selezionato e propone brevi testi che, come lui stesso specifica nell’Introduzione, sono conversazioni religiose e spirituali tenute in varie circostanze.
Io stessa ho riconosciuto le interessantissime omelie che don Giuseppe Costa ha tenuto l’inverno passato durante la Santa Messa trasmessa in tv, celebrata nella Basilica del Sacro Cuore dei Salesiani di Roma.
Giuseppe Costa affronta in maniera semplice ma non semplicistica alcune tematiche fondanti della nostra religione e in genere delle riflessioni spirituali cui non sempre prestiamo attenzione. Per esempio la preghiera. Cosa sia la preghiera e perché la riflessione su questo tema abbia molta importanza viene da Costa chiarito soprattutto attraverso il Vangelo di Luca. Sorprendentemente ecco però l’accostamento all’oggi, al mondo tecnologico e all’intelligenza artificiale che ci sta invadendo per cui sostiene Costa “nella cultura secolarizzata in cui viviamo si cerca di risolvere i problemi con la tecnologia e le risorse umane. L’intelligenza artificiale AI ad esempio ha acceso credenze esperienza nuove.” Ma Dio e di conseguenza la preghiera rivolta a Lui non ci aiuta soltanto nelle difficoltà. Il Padre nostro con cui Gesù risponde ai discepoli per insegnare loro a pregare, è da Costa commentato verso per verso, arrivando alla conclusione che “la preghiera rappresenta per noi la via per superare, così come Gesù, le tentazioni e restare così aggrappati a Dio, anche nelle difficoltà più grandi.”
Ancora Luca ci guida nel capitolo III a individuare “Il cammino verso la nostra Emmanus” che ricorda Costa è un villaggio a sette chilometri da Gerusalemme. Proprio questo capitolo ben rappresenta una delle caratteristiche che più mi hanno affascinato nel modo di procedere su queste riflessioni religiose, cioè il raffronto diretto col mondo dell’arte e della letteratura. Come sappiamo il racconto evangelico interamente riprodotto nel testo, racconta l’incontro di Gesù risorto con i discepoli che delusi tornavano al loro villaggio appunto di Emmaus. Ed ecco per spiegare meglio la potenza del messaggio che Gesù lascia loro, Giuseppe Costa rimanda all’opera di Charles Peguy e alla “Vita di Gesù” di Francois Mauriac, e visivamente ai quadri di Caravaggio sulla cena di Emmaus o le rappresentazioni del pittore cattolico Rembrandt fino alla disperata visionarietà di Van Gogh.
Non potevano mancare le riflessioni sul tempo giubilare che stiamo vivendo. Non sfugge a Costa il contesto sociale di forte cambiamento e inquietudine in cui si muove il Giubileo 2025 e approfondisce così il tema proposto già da papa Francesco “Spes non confundit” la speranza non delude. Anche l’enciclica “Spe salvi” di papa Benedetto XVI che Giuseppe Costa ha conosciuto bene così come Giovanni Paolo II, aveva individuato la necessità di una rinnovata partecipazione alle dinamiche socio-culturali. Concretamente la speranza, virtù teologale cristiana, secondo Costa indica proprio il cammino della storicità dell’uomo, protagonista di costruzione della realtà storica. Il volume si chiude con il riferimento alla Pentecoste, dopo il Natale e la Pasqua, è la terza festa più importante della liturgia cristiana. A Pentecoste i discepoli ricevono lo Spirito Santo e Giuseppe Costa per spiegare che cosa sia lo Spirito Santo sia affida nuovamente ad un scritto letterario, una vera a e propria preghiera scritta dal santo cardinale Newman che navigando nel mar mediterraneo nel 1833 si rivolge direttamente allo Spirito Santo “Luce gentile/ attraverso il buio”. Perché, come Costa intitola questo ultimo capitolo “lo spirito non ci abbandona”.
in foto : giovedì 20 luglio 2023, presso il Senato della Repubblica – Sala Capitolare (Chiostro del Convento di Santa Maria Sopra Minerva), don Giuseppe Costa riceve il Riconoscimento alla terza edizione del “Premio Crossinmedia”,