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Come nasce un genocidio. Le parole per raccontare, di Massimo Milza

25/04/2024, 19:20 | Attualità

Il 24 aprile decorre il 109esimo anniversario del genocidio del popolo armeno, la prima tappa dei diversi genocidi, che hanno segnato la storia del XX secolo in una spirale d’odio che, lungi dal concludersi, è arrivata fino a noi e di cui le ultime tragiche tappe sono il conflitto russo/ucraino, scatenato dal despota Putin e quello, apparentemente insanabile tra Paesi arabi e gli Ebrei israeliani.
In che modo si sono forgiati i sentimenti d’odio che hanno condotto a tali massacri?  Per il caso del genocidio armeno, è necessario risalire alle condizioni delle minoranze cristiane dopo la conquista ottomana dell’Impero Romano d’Oriente e la caduta di Costantinopoli nel 1453.  Gli Armeni si trovarono ad essere sudditi cristiani di un Impero fondato sulla Sharia (legge sacra di Allah rivelata a Maometto).
I non musulmani (cristiani, ebrei, zoroastriani, induisti e altri) erano chiamati dhimmi (sudditi che godono di un patto di protezione): potevano praticare la loro religione a determinate condizioni, come quella che le chiese non dovevano essere visibili dall’esterno e le campane non dovevano suonare.
Le etnie dominate erano quindi facilmente identificabili e controllabili dall’etnia dominante. Le donne armene spesso non portavano il velo e nel corso dei pogrom le case armene venivano segnate con croci. Durante il genocidio, le ragazze rapite e rese schiave venivano tatuate sul viso per renderle riconoscibili ai loro padroni.
L’esercizio della violenza sui sudditi armeni restò impunito e non provocò conseguenze (le potenze occidentali protestarono, ma non agirono), ma fece sì che si consolidasse l’idea della vulnerabilità della minoranza cristiana, insieme alla convinzione che gli Armeni fossero l’ostacolo maggiore al risanamento dell’Impero in declino. Venne così aperta la strada che porterà alla pulizia etnica del popolo armeno.

Il 24 aprile del 1915, i leader delle comunità armene di Costantinopoli vennero arrestati e massacrati e si dette il via all’eliminazione sistematica dei maschi armeni e alla deportazione di donne, anziani e bambini. I maschi dai 20 ai 40 anni, militari arruolati e poi disarmati, vennero utilizzati in lavori massacranti e poi eliminati progressivamente. L’identità armena, antica di una cultura millenaria, venne progressivamente sradicata dai territori di provenienza ed ebbe inizio un esodo biblico di quelle popolazioni, non dissimile dalla diaspora del popolo ebreo nel corso dei secoli.

Di questa cultura si sono fatti interpreti gli studiosi Neria De Giovanni e Pierfranco Bruni,Le parole per raccontare. Gli armeni, storia, cultura, letteratura” (Nemapress Edizioni, 2015,); “La peculiarità di questo volume - sottolinea nella prefazione al libro S.E. Sargis Ghazaryan, già Ambasciatore della Repubblica d'Armenia in Italia - è di guardare all'Armenia da due prospettive. Una più profonda, che fruga incessantemente nella storia millenaria del popolo armeno, nelle sue radici, nelle sue tradizioni. Un'altra più vicina, che guarda agli Armeni - lontani dalla terra dell'Ararat - che hanno stretto, nei secoli, un forte nesso di partecipazione e contaminazione nelle terre e con le genti di approdo”.

È storia attuale che l’Armenia, pur ridotta ai minimi termini, è ancora oggetto degli appetiti dei Paesi musulmani confinanti. In particolare, il Nagorno Karabak è diventato preda dell’Azerbaigian, forte dell’appoggio russo e del silenzio dell’Europa, mai così unita come nella paura di perdere le preziose fonti di approvvigionamento petrolifero provenienti da quel Paese. In questo contesto uno spiraglio di speranza l’offre  l’impegno operoso di un gruppo di parlamentari nazionali ed europei, che stanno portando nell’agenda politica dei rispettivi Parlamenti “la difesa di una Nazione che è parte integrante e fondamentale della civiltà e spiritualità occidentali” come affermato dalla eurodeputata Cinzia Bonfrisco alla cerimonia, per la ricorrenza dei 109 anni dal genocidio del 1915, svoltasi nel Parco dedicato dalla città di Roma alle vittime del genocidio.

Nella Foto: L'eurodeputata Cinzia Bonfrisco e Massimo Milza durante la  Cerimonia della ricorrenza dei 109 anni dal genocidio

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