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Vittorio Sgarbi, la battaglia in difesa della bellezza

In "Gli anni delle meraviglie. Da Piero della Francesca a Pontormo” (Bompiani), una scrittura smagliante e precisa, rigorosa nelle affermazioni critiche ma trasparente e cristallina nell' esposizione.

04/02/2015, 19:22 | Attualità

Noi che viviamo di cultura e per la cultura, siamo tutti d’accordo con Vittorio Sgarbi e con la sua battaglia in difesa della bellezza.

Soprattutto adesso che il nostro Paese e l’Europa intera, sono sotto assedio per l’impoverimento economico ed etico, credo che una via di concreta salvezza sia da trovarsi nel patrimonio culturale, artistico ed architettonico, così come Vittorio Sgarbi  va proponendo da molti anni.

La sua attività a questo scopo è multiforme e vorticosa: nelle istituzioni, da sottosegretario ai Beni culturali, da Sindaco, da assessore alla cultura, nelle sovrintendenze e come curatore di mostre nazionali ed internazionali, nel Parlamento, nelle televisioni di Stato e non, all’Expo 2015, ma soprattutto attraverso il libro, strumento che da sempre è congeniale alla sua bravura.

A novembre del 2014 è uscito per Bompiani il secondo volume de “Gli anni delle meraviglie. Da Piero della Francesca a Pontormo” che nel mese di gennaio 2015 era già alla quarta ristampa. Successo che si ripete quasi identico per ogni volume che Sgarbi manda in libreria.
Con introduzione di Furio Colombo e postfazione di Gian Antonio Stella, questo libro ripercorre gli anni in cui come scrive lo stesso Sgarbi, “ Tra 1470 e 1475 la creatività dei pittori e degli scultori raggiunge vette inattingibili; ma sarà così, di quinquennio in quinquennio, fino alla metà del Cinquecento. Sono gli anni di Mantegna, Cosmè Tura, Botticelli, Leonardo, di Raffaello, di Michelangelo, ma anche di Giovanni Bellini, di Lorenzo Lotto, di Tiziano, di Correggio, di Parmigianino. Sono gli anni delle meraviglie, in cui l'artista si sfida, in un continuo superarsi...".

La comunicazione verbale, anche quella visiva attraverso la televisione, è congeniale a Vittorio Sgarbi tanto da affascinare le platee e rendere i suoi minuti d’arte piacevoli e imperdibili come un bel film d’autore.

Anche la sua scrittura è una forma di comunicazione smagliante e precisa, rigorosa nelle affermazioni critiche eppur trasparente e cristallina nella esposizione.
Non un’opera barbosa e barbogia da professore delle Accademie che magari quelle che siamo stati costretti a studiare per passare gli esami di storia dell’arte all’Università, ma una lettura interessante ed accattivante, dotta ma non sterile,  che ti fa inorgoglire della Bellezza prodotta dalla civiltà italiana, molto spesso da noi stessi ignorata.

Così uno degli altri meriti della saggistica e degli studi di Vittorio Sgarbi, è quello di presentarci opere presenti nel territorio italiano che ancora non si conoscono e che concorrono a creare appunto quella “Italia delle meraviglie” che il critico conosce in ogni dettaglio.

Negli anni il suo acume critico è andato affinandosi e arricchendosi di certezze estetiche che difende con veemenza proponendo, anche attraverso i suoi libri, scelte sicure per chi non avesse modo di visitare i Musei o i luoghi d’arte disseminati nella nostra bella Italia…

Neria De Giovanni
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