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A Valsinni, le "Donne e Poesia" da Isabella Morra, di Anna Santoliquido
25/06/2023, 20:38 | Attualità
Chi ama la poesia, la studia, la cerca, la scova. Domenica 18 giugno, un gruppo di amanti della parola poetica, soci e simpatizzanti del Movimento Internazionale “Donne e Poesia”, si è recato a Valsinni (antica Favale), in provincia di Matera, per rendere omaggio a Isabella Morra, stella della poesia delle donne nel Cinquecento. Il Castello della straordinaria e sfortunata rimatrice era avvolto dal sole e dalla leggenda. Isabella, nata a Favale nel 1520, scomparve nel 1545 o 1546, trucidata dai fratelli.
La passione per la poesia e la voglia di comunicare sono alla base del triplice delitto di cui si macchiarono i rozzi fratelli. La giovane, istruita dal pedagogo, componeva versi leggiadri che mal si conciliavano con l’asprezza del luogo e l’indifferenza della famiglia. Il padre, il barone Giovan Michele di Morra, notoriamente filofrancese, per sfuggire alla rappresaglia spagnola era riparato a Parigi, alla corte di Francesco I e Caterina dei Medici. La sua lontananza da Favale procurò molto dolore alla ragazza e contribuì allo sbandamento dei figli.
Isabella, con l’aiuto del precettore, scambiò delle epistole con il poeta spagnolo Diego Sandoval de Castro, signore del feudo di Bollita e marito di donna Antonia Caracciolo. I fratelli, scoperto le lettere in possesso della sorella, assassinarono prima il pedagogo, poi pugnalarono nel sonno la fanciulla e di lì a qualche mese tesero un agguato mortale al nobile spagnolo.
La storia dell’infelice castellana e della sua famiglia fu pubblicata nel 1629 dal nipote Marcantonio di Morra mentre i versi apparvero per la prima volta nel 1552 ad opera di Ludovico Dolce. Benedetto Croce attesta che le rime ebbero subito risonanza. Ed è al grande critico napoletano che si deve nel Novecento la riscoperta del Canzoniere. Isabella ha lasciato 10 sonetti e tre canzoni, intrisi di dolore, misticismo e anelito alla libertà. Le sue rime hanno varcato i confini nazionali e sono assurte a manifesto delle rivendicazioni femminili.
Colta e volitiva, faceva progetti (raggiungere il padre in Francia o convolare a nozze), denunciava la sua condizione («Qui non provo io di donna il proprio stato»), per poi rivolgersi a Dio e alla Vergine e sperare nella felicità ultraterrena. Un presentimento di morte attraversa gran parte dei testi.
L’esile ma intensa produzione morriana ha ispirato poemi, opere teatrali, romanzi e continua tuttora ad accrescere la sua fortuna critica. Tra i simposi dedicati alla scrittrice di Favale si ricorda il Congresso dell’Association Internationale des Critiques Litteraires del 1999, coordinato dalla saggista Neria De Giovanni.
I gitanti hanno reso omaggio alla Morra con un recital di poesie, interventi e letture dal Canzoniere. Il silenzio, la bellezza del paesaggio, la narrazione della guida della Pro Loco e del Parco Letterario, la musica del menestrello, l’ottimo pranzo ‘alla lucana’ hanno segnato una giornata ricca di emozioni, sapori e di alto profilo culturale.
Di ritorno a Bari, la comitiva si è fermata a Metaponto Lido, per ammirare Alessidamo, la grande scultura del compianto Maestro lucano e amico Donato Linzalata. Essa rappresenta il giovane atleta Alessidamo che nel V secolo a.C. gareggiò per Metaponto nelle competizioni di lotta e riuscì vincitore ai giochi pitici di Delfi.