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La libertà negata a Eugenia Roccella ministra-scrittrice, di Neria De Giovanni
20/05/2023, 18:11 | Attualità
Speriamo che con la nuova direttrice del Salone del libro di Torino, Annalena Benini, le cose cambino perché è veramente intollerabile l’aria di intolleranza, e la ripetizione è voluta, che vi si respira da qualche anno.
Quando uno scrittore vuole dire qualche cosa non in linea con decenni di ipocrita e falsa “democrazia” , allora si scatena l’inferno e un luogo che dovrebbe essere la massima espressione dell’incontro e della comunicazione, diviene violenza e intolleranza. Deve essere assolutamente sanzionato ciò che è accaduto alla ministra Eugenia Roccella invitata a presentare il suo romanzo “Una famiglia radicale”, nello Spazio autogestito della Regione Piemonte.
Non ho letto questo romanzo, sottolineo romanzo, per parlare del quale Eugenia Roccella non era in qualità di ministra, appunto, ma di scrittrice. Lo leggerò e vedrò di quali nefandezze si tratta, tanto gravi da non permetterne la presentazione!
Intanto sottoscrivo lo sdegno di molti intellettuali veramente liberi da ogni ammorbante ideologia, come tale sono indignata e spero che le persone che hanno interferito violentemente con il corretto svolgimento dell’evento, siano perseguite a norma di legge, legge democratica.
Unisco il comunicato stampa con le parole del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano:
“E’ inaccettabile e gravissimo quanto avvenuto oggi al Salone del Libro di Torino nei confronti del Ministro Eugenia Roccella. Non permettere ad un autore, chiunque esso sia, di poter presentare liberamente il suo libro ed esprimere il proprio pensiero perché bloccato da un gruppo di violenti, è un atto antidemocratico e illiberale, nonché un precedente pericoloso per il libero dibattito delle idee. Non è silenziando chi la pensa in maniera diversa dalla nostra che si possono affermare le proprie idee. Al Ministro Roccella va tutta la mia vicinanza e solidarietà, nella speranza che questi atti di intolleranza non si ripetano più”.
Il Salone del libro di Torino non è un gigantesco ring ma deve tornare ad essere un luogo di confronto tra opinioni diverse, perché la cultura, la letteratura, il libro sono sinonimi di libertà .
Ma pare che certe persone lo abbiano dimenticato, o forse non l’hanno mai saputo.