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Gian Mauro Costa e il suo noir storico dalla Sicilia del 1960, di Valerio Calzolaio

11/07/2022, 17:12 | Attualità

Palermo. Luglio 2017 e, soprattutto, i giorni fatidici del luglio 1960. Erano i giorni della sfida televisiva nella popolarissima trasmissione di Mike Bongiorno “Campanile Sera”, un comune contro un altro su cultura generale e sport dal vivo; fra i più bravi Monreale, cittadina limitrofa a Palermo, a quel punto in competizione con Chioggia. Erano i giorni del Festino di Santa Rosalia. Erano i giorni dell’annunciata fine del mondo. Erano i giorni della polizia del governo Tambroni che caricava le manifestazioni popolari durante gli scioperi, era accaduto a Licata, stava accadendo a Reggio Emilia, Genova e altrove. Al corteo di Palermo verso piazza Politeama convergono alcuni ragazzi in momenti delicati delle rispettive vite: il 16enne palermitano Franco Sommariva, che pensa a Rosetta e va a scuola la mattina, al lavoro il pomeriggio presso il cantiere edilizio dell’impresa dello zio, dove ha fatto amicizia con un picciotto poco più grande, il 20enne Andrea Gangitano che lo aveva invitato a scioperare; il quasi 17enne monrealese Gaetano Bellomare che pensa ad Antonella mentre serve a dà una mano al bar della piazza, tante mance in quel periodo; il poligrafico Benedetto Miccichè, che coordina la sezione “Fratelli Rosselli” del Partito socialista italiano nel quartiere Zisa, vive con la moglie Maruzza e i loro due figli di quattro e due anni, pur pensando spesso alla compagna Marcella. Andrea viene ucciso dai proiettili; Franco, Gaetano e Benedetto si riparano nell’appartamento del vecchio noto professor Nino Morello, assente (e forse iellato). Uscendo Gaetano prende le chiavi e convince Franco a sequestrare in casa il docente solitario e mingherlino, chiedendo il riscatto al comitato di Monreale che ne avrebbe avuto bisogno per il Pensatoio in vista delle domande televisive. Diventano i giorni di scelte che cambieranno tutti per la vita.

L’ottimo scrittore e giornalista (ora in pensione dalla Rai) Gian Mauro Costa (Palermo, 1952) ambienta stupendamente un romanzo di formazione nelle colline, nei quartieri, nei borghi, nelle piazze, nei palazzi e negli appartamenti della sua area metropolitana, quando lui era ancor più giovane dei protagonisti. Le prime frasi (“Zero”) illuminano uno studio in penombra del capoluogo palermitano, proprio accanto al Teatro Massimo, dove l’anziano notaio sta aspettando certamente la domestica per la cena e probabilmente un antico conoscente: così decide di mettere per iscritto la storia che li riguarda, iniziata in quella stessa casa decenni prima, ben oltre mezzo secolo. Franco narra in prima persona, la narrazione si sposta spesso in terza sugli altri; prologo ed epilogo al presente, il resto (dei quarantatré serrati capitoli) al passato. Le luci (del titolo) ci sono di continuo, dei colori cangianti e della stagione estiva, nel cielo e nei cuori. Le vite familiari dei ragazzi sono descritte con garbo e acume, le passioni politiche e affettive con senso storico, l’intreccio di casi e necessità, di contingenze immediate e fenomeni di lungo periodo con intelligenza letteraria. Il contesto non è immaginario e l’autore ha attentamente esaminato giornali e filmati d’epoca. Fino alla fine non si capisce l’urgenza di “confessare” di Franco, sono quei giorni al centro del romanzo, cinquant’anni di vite parallele sono poi riassunte brevemente con le parole d’oggi prima dell’epilogo, consistente in una nota di cronaca su “Repubblica Palermo” del 3 agosto 2017. Birra Messina, musica napoletana con Modugno e Carosone, fra l’altro.

Luci di luglio
Gian Mauro Costa

Mondadori
2022
Pag. 189 euro 18

 

VALERIO CALZOLAIO
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