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Turismo esperenziale: in Sardegna si può, di Neria De Giovanni

10/06/2022, 10:56 | Attualità
Galtellì, Museo etnografico, aperitivo di accoglienza, foto di Marco Gnani

Ci sono parole che prendono il volo e vanno di bocca io bocca costringendo a capirne il significato anche ai non addetti ai lavori. Così è stato per “resilienza”, mutuato dalla fisica, così per “narrazione”, mutuato dalla diagnostica medica.
Oggi la moda linguistica , anche vista la stagione delle vacanze che si avvicina, è turismo esperenziale.

 

Fare esperienza del territorio che ci ospiterà anche per pochi giorni di vacanza, conoscendone usi, costumi, cibi e tradizioni.

La Sardegna balzata alla conoscenza mondiale soprattutto grazie al turismo balneare, tipo Costa Smeralda, faticosamente ma ormai con successo palese, si fa conoscere in tutto il suo valore ambientalistico e culturale. Non è soltanto l’isola dei nuraghi, adesso anche l’isola dei giganti, ma tutte queste cose insieme collegate in un territorio che soprattutto al suo interno conserva tesori nascosti, identità da scoprire.

Itinerari religiosi alla scoperta di santuari campestri, alcuni risalenti al periodo romanico, altri al gotico-pisano; itinerari eno-gastronomici ancora non contaminati dal fast food; itinerari culturali descritti e vissuti da donne e uomini che hanno lasciato il segno nella letteratura mondiale.
 

Recentemente ho constatato come accanto alla indubbia bellezza delle nostre spiagge e del nostro mare, viaggiatori “curiosi” sono stati letteralmente ammaliati da un itinerario alternativo alle seppur magiche giornate marine, proposto dalla sapiente professionalità di Angelo Gnani dell’agenzia Shardana tours di Alghero.
 

Sono stata felice testimone di come un mix riuscitissimo tra mare, bellezze naturali cibo e letteratura abbiano siglato giorni indimenticabili per un gruppo di viaggiatori provenienti da diverse località nazionali ed internazionali che normalmente abbinavano il nome Sardegna a quello seppur bellissimo delle escursioni in barca.
Pedalando nella natura hanno scoperto la gola di su Gorropu, considerato tra i canyon più spettacolari e profondi d’Europa, cui si arriva con un percorso in jeep sotto i boschi di lecci.

 

Hanno ammirato l’immensa valle di Lanaitho alternativa all’escursione più impegnativa, volta alla scoperta di un vero tesoro archeologico, nascosto dentro la montagna che lo protegge: il villaggio nuragico di Tiscali. Non sono mancati ovviamente cibo tradizionale e genuino e in conclusione di viaggio un doppio appuntamento che mi ha visto testimone e protagonista con molto orgoglio e felicità.
 

Nella splendida cornice dei saloni all’aperto dell’albergo – museo Su Gologone (vi ho potuto ammirare decine di quadri dell’artista Liliana Cano), abbiamo assistito ad una danza rituale, Koi, con la regia dell’attrice Chiara Murru, liberamente tratta dal libro di Sergio Atzeni “Passavamo sulla terra leggeri”, interpretata da bravissimi performer della cooperativa Le Ragazze Terribili.
 

Ed io ho presentato la nostra grande Grazia Deledda, raccontandone vita ed opere.

La conclusione del viaggio è stata un crescendo di emozioni: a Galtellì, la Galte di “Canne al vento” di Grazia Deledda, con l’aiuto di Marzia Gallus,  stupenda guida turistico-culturale, ho potuto leggere i brani deleddiani che descrivono così bene il borgo di Galtellì, centro del parco letterario che ha vinto la scommessa di fare di tutto il paese un luogo di turismo esperenziale deleddiano.
I saluti dell’assessore alla cultura Vincenzo Gallus, hanno dimostrato come una buona amministrazione possa e debba scommettere ancora sui valori identitari del proprio territorio. Immancabile l’aperitivo di saluto offerto nel suggestivo cortile del museo etnografico “Sa domo e’  Marras” gestito con amore dalla Pro loco di Galtellì.

NERIA DE GIOVANNI
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