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Una voce libera: annotazioni negative su "Annientare" di Michel Houellebec, di Elvia Franco

12/01/2022, 09:28 | Attualità

L'ho terminato. Pessimo. Materialismo. Meccanicismo. Puzzle di notizie di cronaca ben studiate, di bollettini medici, di visitazioni della politica astuta e appariscente, di ambizioni carrieristiche smodate e nascoste, di povertà emozionale; compiacimento a sottolineare aspetti del corpo morente, rappresentazione di un eros avido e chiuso nella, e dalla, materia, un finale solidaristico con un'ultima nota quasi elegiaca, che si sente appiccicata, perché bisogna pur dire qualcosa di alto per vendere.
Il tutto cucito da un filo conduttore che vede nell'Annientare il destino inevitabile della vita, il suo scopo. Il linguaggio è scorrevole, quanto piatto, privo di ricchezza lessicale e di ondate di vita psichica profonda.

Del tutto assente il brivido della trascendenza, della partecipazione sentimentale e di spirito a ciò che si racconta.  Privo di qualsiasi nota paradisiaca nel linguaggio. Figlio dell'industria culturale di cui Houellebecq mi pare un degno e astuto erede.
Il libro e l'autore hanno lo scopo di vendere. D'altra parte questa è l'aria che circola nel mondo.
Queste mie note sono del tutto soggettive, ma così si sono impresse in me, mentre leggevo. La severità del giudizio è mia ed è sincera.
Io sono abituata ai Dostoevskij, ai Tolstoi, ai Promessi Sposi del Manzoni, a Dante e a tanti altri che hanno arricchito la storia della letteratura italiana e mondiale e deposto semi di viriditas in psiche.

 

Ora vado a mettere questo libro nel punto più alto e nascosto dello scaffale. Non oso regalare pattumi. Non posso proprio.

ELVIA FRANCO
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