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Natale in poesia con Pierfranco BRUNI, Antonetta CARRABS, Carla CASULA, Jole CHESSA OLIVARES, Anna MANNA

21/12/2020, 15:29 | Attualità

Con questa splendida illustrazione di un Natale diverso, dove è Giuseppe che cura il Bambino e Maria, riposandosi del parto, legge, la Redazione del portaleletterario.net vuole augurare a tutti i suoi lettori sereni giorni natalizi, per quanto è possibile.
 

Abbiamo scelto per questo una poesia di cinque affermati poeti, in ordine alfabetico: Pierfranco Bruni di Taranto, Antonetta Carrabs di Monza, Carla Casula di Alghero, Jole Chessa Olivares di Roma e Anna Manna di Roma.
Lo stesso faremo per augurare a tutti un Buon anno Nuovo.
Perché la poesia sia sempre con noi.


Pierfranco Bruni,

Vale la preghiera

A dire il vero l'incipit
di Cristo é il mio inquieto
sacro di un Natale
d'infanzia nella terra
del miele che ha d'Oriente 
le labbra di Maria
e di zenzero il pane
di Giuseppe. Siamo eredi
di una promessa
nel cerchio di Betlemme
che di nascondimento
ha soltanto il timor
di Erode che fu vinto
d'amore eterno
con le genti d'oro di mirra 
d'incenso nel cavo
d'infininito colmo
di tenerezza in grotta.
Vorrei non commettere
atti di superbia
per esempio di figli
e figli in testimonianza
che verranno.
A dire il vero so che vale
la preghiera oltre
conoscenza smarrita.

 

 

Antonetta Carrabs,

Lumen de lumine

"Immemorabile evangelico canto
che ti levi e rifiorisci fra le stelle,
luminoso, di nuova memoria
nell'imminenza di tutto l'emisfero.

Guizza una luce d'angelo
lungo il cammino che riprende
agli ultimi rintocchi di quel campanile
tra le voci velate del silenzio.

Ti annunci al mondo nell'umana continuità
dalla genitura più antica di ogni tempo
e noi in una dirotta felicità
per sempre partecipi del tuo cielo."


 

Carla Casula,

Il Natale dei poveri

Poche noci
e intorno un silenzio vuoto,
legato ai tovaglioli senza giorni,
poi un coltello freddo
- come la fame -
che guarda e tace pezzi di miseria
ai piedi di un meticcio.
Gocce di vino
- crosta del passato -
dai colori muti
sostano inerti,
circondate da legno molle e spigoli
d’occhi bassi
- sempre più bassi -
perché il gelo ha toccato terra
e risale con forza stanca
fino ai bordi scuciti dell’anima,
che sanguina e non parla
- la vergogna ha la bocca serrata -
ma ascolta una croce indifferente.

E il latte
- poco latte scarno -
il latte del perdono,
il latte scuro delle mani ossute
di un ricordo di madre,
quel latte che inacidisce
senza chiedere lacrime o pietà.
Rintocca un’eco morta di Vigilia
e i polpastrelli smunti
chiudono cerchi di parol
e nude.

 

Jole Chessa Olivares,

Infinito Splendore

                                         Natale 2020


Come un fiume di mosche

il nostro andare 

sporca  l'amore

nel riflusso

più non parlano gli angeli.

Chiusi nell'ala
 
a distanza seguono

il cuore libero dell'uomo

infedele alla sua linfa

di respiro in respiro

disarmonia colpevole

impuro, silenzioso pianto.


Tu, seminatore del mondo

in noi così  disabitati

risveglia  ancora una volta

l'ansimare  sfuggente

che si fa carne,

la creatura di silenzio

remota, chiusa

in poverta d'anima

anche se in grembo alla perla

al suo infinito splendore.


 

Anna Manna,

Forse è Natale

 

Conosco la fionda
sono maestro nel gioco degli scacchi
la mia donna è scaltra
mio fratello mi teme
per poter vivere
chiudiamo gli occhi
davanti ai barconi
sepolti a mare
In questo gioco al massacro
l'anima mi è d'impiccio
è soltanto zavorra.
Non mi sento mai sereno
la vita non mi scalda
ma mi diverte la sopravvivenza.
Zigzagando tra menzogne, inquinamento
ricatti, maschere e omertà
vinco ogni sera
questo slalom infernale.
Non può ferirmi nulla
i sensi si accontentano di esistere
nello scempio dei sentimenti quotidiano
ci guardiamo in cagnesco
ci rubiamo il respiro
gli uni con gli altri
è una lotta che non vede fine
una lotta che finisce a terra
ma ci rialziamo ogni giorno
prendendo in giro le regole della resistenza
più forti dell'angoscia
più forti del perdono
più forti di ogni ansia
come robot
senza corrente elettrica
incastrati nei ruoli che ci tengono in piedi
la televisione ci attanaglia
nelle disgrazie del mondo
mentre continuiamo a giocare con le nostre leccornie
imperatori di un regno senza umanità.

 

Ma a volte uno stordimento
una scalfittura improvvisa
quando incontro uno sguardo limpido per strada
quel candore
bianco come la neve
negli inverni della fanciullezza
mi trafigge le vene
forse avviene a dicembre
perché è freddo
e il gelo mi contrae i muscoli
forse è qualcosa che non so spiegare
forse è NATALE!


La foto di apertura: È una miniatura in tempera e oro da un Libro d'Ore
composto a Besançon, in Francia, nel 1450 . Ora si trova nel Fitzwilliam Museum di Cambridge.
Maria studia la Torah, mentre Giuseppe tiene tra le braccia il bambino.

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