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2019: Capitale europea della Cultura è Matera. La città di Scotellaro, Pierro, Sinisgalli, Rinaldi, Levi, Berto, Pascoli e Pasolini…
Giuseppe Berto, parlando di Carlo Levi e Rocco Scotellaro, nel 1956, lo aveva profetizzato. Aveva letto tra le parole di un Sud che attraversa Ionio e Tirreno
23/10/2014, 17:06 | AttualitàGiovanni Pascoli ebbe il suo primo insegnamento a Matera. Invitò i materani a farsi una biblioteca. Matera, una cittadina del Sud, dove il sole è nell’alba e la luna è già nel tramonto. Un paesaggio che scivola sotto lo sguardo e il suo territorio è una risorsa il cui patrimonio è tra i vicoli. A passo lento si racconta di una civiltà contadina e si cercano le tracce che sono visibili. Matera è un luogo che si racconta. Più che una cittadina è un paesaggio.
Matera Capitale Europea della Cultura. Giuseppe Berto ha raccontato una profezia cercando gli scogli dei mari della Lucania. Matera Capitale Europea della Cultura 2019. Giuseppe Berto, parlando di Carlo Levi e Rocco Scotellaro, nel 1956, lo aveva profetizzato. Aveva letto tra le parole di un Sud che attraversa Ionio e Tirreno. Sinisgalli ne aveva tratteggiato le memore con i ragazzi che giocavano con le monetine. Albino Pierro con la sua lingua di Metaponto e Tursi aveva danzato gli Orienti negli Occidenti. E nella piazza gli incontri sono stati appuntamenti senza orologio come ebbi a scrivere alcuni anni fa.
Pasolini vi girò il suo Matteo.
E la Passione di Gesù di Gibson vi trovò la sua location. I sassi di Matera sono angoli, spigoli, spaccati di storia e di civiltà. Nell’azzurro di un cielo che ha macchie di nuvole quegli incavi sembrano parlare linguaggi dimenticati ma che hanno un senso e raccolgono frammenti di epoche. I popoli qui si sono incontrati e hanno dato voce a ciò che oggi è silenzio. Tra i sassi le voci sono antiche e i silenzi sono ancorati nel tempo e le rughe delle stagioni ci parlano di incontri che sono stati vita.
Come leggerlo questo paesaggio? La storia è tra le case di pietre e tra i diroccamenti che in lontananza, di notte, sono un presepe di immagini e di luci. Questo paesaggio non si può ricostruire. Lo si può leggere. Lo si può ascoltare. Lo si può interpretare. Ma la storia vi cammina dentro ed è fatta del sonno degli uomini che vi hanno abitato. E’ fatta dai sogni dei popoli che ci riportano i segni di un vissuto.
Cosa resta di questo vissuto? Ma come leggerlo? Cosa resta nella coscienza di una civiltà che qui ha costruito il suo habitat e il suo essere? Non credo che possano bastare le spiegazioni scientifiche o le giustificazioni storiche, archeologiche o architettoniche. Non ci sono spiegazioni davanti ad una lettura che offre immagini simboliche. Matera e le case di tufo si dichiarano attraverso i segni del tempo che registrano metafore nella decodificazione di una griglia mitica.
Hanno un linguaggio, i sassi. E questo loro linguaggio ci viene offerto grazie ad una simbologia che è immagine archetipale che spazia nella testimonianza del nostro essere. E tutti i segni che vengono percepiti ci giungono come tracciati mitici. La metafora della grotta, i labirinti, i cerchi, il tufo, la sabbia sono realtà geografiche che fanno di Matera un viaggio tra le appartenenze perdute di quei Paesi Mediterranei che respirano mare e deserto.
Appunto il Mediterraneo. I sassi sono un contesto di simboli mediterranei in cui l’incontro tra Occidente ed Oriente è fondamentale. Ed è bello considerarli come elementi simbolici che si dichiarano nella memoria di ognuno di noi. Il Mezzogiorno è anche nel saper ricostruire questo patrimonio. Ma saperlo ricostruire principalmente è riuscire a rileggerlo nella sua anima. Questi sassi vanno trattati come se fossero i testimoni di un passato che continua a vivere dentro di noi. Dobbiamo saperli leggere, interpretarli, viverli o viverci dentro.
In una civiltà che ha perso il senso delle cose ritrovare la vita spenta di cave abbandonate è come riaprirle ad una nuova umanità. Vi è dentro storia e antropologia. Vissuto di una comunità e identità perdute e ritrovate. Vi è dentro tradizioni e infanzie di popoli abbandonati. Ricostruire ciò è vivere un nuovo senso del tempo.
Matera vive questo tempo nel tempo di una civiltà che è memoria. Sono beni culturali che devono essere riconsiderati e sui quali occorre un investimento serio se si vogliono tutelare e valorizzare. La comunità ne ha bisogno. Il Mezzogiorno ne ha bisogno. La nostra civiltà deve essere messa nelle condizioni di capire e di leggere, grazie ai segni del tempo, tutta la sua verità storica. E questa verità, soprattutto, nei sassi non può essere soltanto quella scientifica. Abbiamo necessità di interpretare quella “piramide rovesciata” che lancia segnali. La “piramide” è un tempo primordiale, direbbe Laureano, il mio amico che mi ha condotto tra i passi di Matera,
Cammino lungo le viuzze dei Sassi. E’ notte. La luna è un lampeggiare di riflessi, le stelle raccontano favole. Le case di tufo sono infanzie dimenticate..
Ci sono echi e un vociar in lontananze che riporta e ci riporta nelle distanze del tempo. Cammino in un silenzio che lascia tonfi di nostalgia. Matera non è un luogo o una città soltanto. E’ un paesaggio di simboli che lascia coriandoli di immagini.