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"Le notti blu", un tuffo nel dolore, di Annamaria Torroncelli

Motivazione per il romanzo di Chiara Marchelli inserito nella cinquina dei finalisti della XXVII edizione del Premio letterario Maria Cristina di Savoia.

18/06/2018, 17:17 | Attualità

Michele ascolta la voce della moglie che screma la lista delle pietanze per lui, guarda Caterina fingendo di ascoltare assorto, si chiede che effetto debba farle la loro intimità. I loro codici, la consuetudine degli anni che alla fine di giornate così si fa più forte. Se c’è una regola dell’amore, vorrebbe dirle, è questa: soccorrersi senza bisogno di chiamarsi. A che prezzo l’ha imparato. E proprio perché hanno attraversato un tempo inumano, adesso sono qui a scegliere davvero, come fosse importante, come avessero appetito, un pasto che lasceranno nel piatto.

Michele e Larissa sono una coppia di una solidità fatta di rituali, silenzi e intese intellettuali, trasferita da molti anni negli Stati Uniti.
Hanno un unico figlio, Mirko, che ha studiato e vissuto lì, ma che un giorno decide di tornare in Italia per andare a vivere a Genova, città d’origine della famiglia, e sposare il suo amore, Caterina.
Sebbene i genitori non condividano pienamente la scelta di Mirko, tutto sembra andare per il meglio.
Sembra, appunto.
Perché un giorno il giovane, senza alcuna apparente ragione, decide di farla finita assumendo una dose letale di sonniferi.
Una colata di dolore, silenziosa quanto devastante, si abbatte sulla coppia alterandone equilibri e sentimenti.
Michele trova conforto in qualche bicchiere di whisky di troppo.
Larissa si rintana in una bolla di distaccata e muta sofferenza.
Caterina soffre nel corpo la perdita del marito e fatica a ritrovare un equilibrio psicofisico trascinando la sua esistenza di giovane vedova.
In queste vite sospese nell’angoscia, soffocata e mai sopita, irrompe una telefonata di Caterina che dice di aver trovato una vecchia lettera indirizzata a Mirko da un avvocato per conto di una donna che chiede il riconoscimento della paternità di suo figlio.
L’effetto della notizia è dirompente: ogni equilibrio si altera e ognuno dei protagonisti affronta la deflagrazione a modo suo.
Tutti hanno ragione e tutti sbagliano. Tutti cercano una risposta, tutti ritengono di averla trovata.  E il lettore non riesce a stare mai da una parte sola.
Il voglio sapere tutto che tormenta l’anima del padre.
Il perché ha taciuto a me che sono la madre.
Il non ne voglio più parlare della moglie.
Michele affronta in maniera razionale la situazione, vuole conoscere la vicenda in ogni particolare.
Le due donne, Caterina e Larissa, si sentono tradite.
Caterina, dopo aver ritrovato faticosamente una buona salute, si impegna a stare lontano dalla fonte e causa del suo male.
Larissa non perdona al figlio il suo silenzio su questa paternità, si sente ingiustamente esclusa da una condivisione, per lei doverosa e scontata.
Il doloroso percorso della perdita di un figlio e del probabile ritrovamento di un pezzo di lui si snoda e si riflette in paesaggi cupi, freddi, tristi: New York, Courmayeur e la stessa Liguria non hanno mai tratti luminosi e accompagnano con la loro luce opaca la tristezza dei protagonisti.
La scrittura scorre lenta, le parole indugiano in descrizioni di particolari semplici, al limite della banalità, cullando il lettore nella sofferenza perché la possa vivere tutta per intero.
Chiara Marchelli ci accompagna attraverso i meandri delle anime dolenti dei suoi personaggi, li osserva, li documenta. Da lontano.
Sottolineando con una scrittura lucida e potente quanto sia infida l’apparenza e quanto lenta sia l’elaborazione del dolore.
Bisogna che la ferita sanguini perché si liberi di ogni suppurazione e si rimargini. Con lentezza, quella della ricostruzione epiteliale.

Chiara Marchelli, Le notti blu, Roma, Perrone Editore, 2017

 

ANNAMARIA TORRONCELLI
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