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Arte e cucina: un binomio antico- Dal Novecento al Terzo Millennio (ultima parte)

La cosìddetta Settima Arte ha fatto uso e abuso in tutte le salse di cibi e pasti come tema o contesto, dalle perfide tavolate di Bergman agli irriferibili menù di 'Salò' di Pasolini

13/08/2014, 10:01 | Arte e Cultura

L'Arte per antonomasia del Novecento nacque cinque anni prima: nel 1895 i fratelli Lumière inventarono il Cinema.

La cosìddetta Settima Arte ha fatto uso e abuso in tutte le salse di cibi e pasti come tema o contesto, dalle perfide tavolate di Bergman agli irriferibili menù di 'Salò' di Pasolini, dal povero Chaplin che si mangia una scarpa, al letale uragano di Peter Sellers in 'Hollywood Party' di Blake Edwards.

Limitiamoci a commentare quattro esempi ben diversi: uno, il banchetto di Trimalcione in 'Satyricon' di Federico Fellini (Italia 1968), che sembra di riportare sullo schermo l'epicureismo pagano senza una traccia dei duemila anni di cristianesimo che lo seguirono e lo seppellirono; due, l'inquietantissimo 'Il Silenzio degli Innocenti' (Jonathan Demme, USA 1991) il cui protagonista Hannibal Lecter, psichiatra geniale e contorto col vizietto dell'antropofagia, incarna il monito di Goya che ben potrebbe essere rivolto a tutto il Novecento: "Il sogno della ragione genera mostri".

Passiamo al gentilissimo 'Il Pranzo di Babette' (Gabriel Axel, Danimarca 1987) con Stèphane Audran -che, grande chef de cuisine nella vita reale, cucina dal vivo- nei panni di una vedova fuggita dal massacro della Commune che, per ringraziare i suoi scorbuticamente ascetici benefattori puritani, li "corrompe" con un pasto nel quale investirà  tutti i suoi soldi.

E finiamo con un film che abbiamo visto con il regista in sala, e che scatena ancora oggi il raccapriccio infuriato del pubblico: 'La Grande Abbuffata' di Marco Ferreri (Francia/Italia 1973). Vero e proprio "grand-guignol" del parossismo consumistico del XX° secolo, il film fa del cibo non uno strumento di vita ma di morte, e lo fa tramite l'abuso osceno e feticistico che ne fa una società cinica, edonistica e priva di ideali. Comunque, pur se sembra provocatorio, l'autore di queste righe trova questo film semplicemente delizioso.

Il Terzo Millenio sembrerebbe nato sotto il segno della tabula rasa. Poche volte il genere umano si è trovato così privo di certezze, e così orfano di pace d'anima. Comunque qua e là spuntano delle scintille, e tra di loro la nascita di una nuova Arte: l'Enogastronomia. Virtuosi della prassi culinaria come ,Carlo Cracco Antonello Colonna o Heinz Beck, o agguerriti teorici come Carlo Petrini e il suo "Slow Food", affrontano il mangiare non come un semplice fatto fisiologico ma come un insieme di teoria e mestiere, di bisogno e di lusso, di filosofia e creazione: dal linguaggio parlato si passa al componimento poetico, dall'artigianato all'Arte.

Cedo la parola a Luciana De Vries Zanuccoli che nel suo libro"Colloqui con Diego" (Edizioni Polistampa, Firenze 2009) scrive:

"I pasti si consumavano nella vasta sala da pranzo
al grande tavolo posto non lontano dalla vetrata
che dava sul mare. Diego ed io sedevamo ai lati corti
del lungo tavolo rettangolare in modo che i nostri "colloqui"
si svolgevano ad una certa distanza ciò che
conferiva all'insieme uno stile di maggiore eleganza.

Un bel pomodoro a giusta maturazione, tagliato in
due parti sulle quali era stato sparso un insieme
di erbette finamente triturate e condite con squisito
olio d'oliva, era l'immancabile primo piatto che il
cameriere Carmelo ci faceva trovare ogni giorno
già pronto". (pp. 9-10)

A questo punto, da un soffio di vento di memoria proustiana (pensiamo che il nucleo dell'estetica di Proust è affidato al cibo, quando il profumo del tè e delle "madeleines" gli risvegliano il ricordo della madre) ricordo il mio primo affaire d'amour italiano, nato sulla spiaggia e finito in un bellissimo appartamento di Trastevere. Tra un abbraccio e l'altro, vidi come si prepara un semplicissimo piatto di pasta al pomodoro: spaghetti, olio di oliva, pomodorini freschi, un pizzico di sale e un pizzico di pepe macinato a mano, più il basilico coltivato in casa.

E capii che il mangiare è arte ed è amore, e che l'Italia -madre della pittura con Giotto, della poesia con Petrarca, della lirica con Monteverdi- è la culla di una nuova arte: l'Enogastronomia, che oggi forma parte della mia vita e che ho il piacere di condividere con Voi.

Antonio Mendoza
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