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“Juan Peron- Giovanni Piras, due nomi una persona”: un mistero, di Antonio M.Masia

02/03/2017, 12:28 | Arte e Cultura
da sin: Antonio Maria Masia, Peppino Canneddu, Franco Siddi, Ivan Meloni, Giovanni Feliciani

Peppino Canneddu, con “Juan Peron- Giovanni Piras, due nomi una persona”  (Roma, Edizioni Bibliosofica) racconta la storia che vorrebbe l’umile pastorello sardo Giovanni Piras di Mamoiada identificarsi e diventare il grande Juan Domingo Peron, un enorme mosaico esistenziale da comporre con minuscole tracce, a volte incerte e labili a volte quasi granitiche.
Il mosaico riguarda due persone, o forse una: il giovanotto di Mamoiada che emigra in Argentina e un giovane che in Argentina intraprende una mirabolante carriera militare e politica di enorme successo, tanto da lasciare, tuttora, una eredità politica e di movimento chiamata “Peronismo”. In compagnia di una donna straordinaria: Eva Duarte o meglio EVITA.
Le tessere di Giovanni, nato il 26-3- 1891, sono chiare e trasparenti fino a un certo punto: parte, nel 1909 con un gruppo di amici fra i quali un certo Giovanni Lai noto Canela, lui minorenne sotto la tutela di un compagno maggiorenne, scrive diverse lettere ed invia dei soldi, l’affetto per la madre Marianna Massidda che le regala il suo anello d’oro con incise le lettere MM, affinché lo riporti al rientro in paese, madre che soffre enormemente per la partenza di quel figlio e che muore qualche anno dopo. Giovanni, dicono gli amici, era il migliore fra di loro, il più attento, quello più desideroso ad istruirsi e integrarsi, l’amore per la figlia del suo datore di lavoro Aurelia Tinzon.
Poi la nebbia.
Giovanni scompare e dalla nebbia, sostiene Peppino Canneddu nel suo bel libro, emerge un'altra identità, un altro giovane Juan Peron, che per poter accedere in Accademia Militare e percorrere traguardi istituzionali doveva essere nato in Argentina. Le tessere di Peppino non parlano più sardo, e non riescono a comporre in maniera compiuta la sua figura. Un’ombra, una foto di un ragazzino che all’inizio della maturazione del suo inserimento scompare per sempre, senza che per lui si possa dire, per sempre e fino ai giorni nostri, quando, dove e come sia scomparso. Svanito.
Appare e cresce Peron e Peppino ci indica tutta una serie di dati che da Giovanni si trasferiscono a Peron.
Date di nascita, ricorrenze, il primo matrimonio di Peron, da lui poco rivelato, con Aurelia Tinzon, nomi di luogo e di mestieri, soprannomi come quello della cagnetta di Peron chiamata Canela, o la sua data di nascita 8-10-1895 che coincide con la data di cresima di Giovanni, o la data che lui dedica per celebrare la festa dei Sardi in Argentina il 26 di marzo di ogni anno, o la grafia del Presidente che ricorda, a parere asseverato di esperto calligrafo, quella che si rinviene nelle poche lettere rimaste di Giovanni. O la sparizione strana e sospetta di certi documenti sia di parte Piras che di Peron. Tante coincidenze e tante stranezze.
Le testimonianze di alcune persone che hanno conosciuto Piras e Peron seppure inizialmente sospettose e/o omertose aprono a dubbi e interrogativi nella direzione indicata da Peppino.

L’impegnativo e lungo lavoro di Peppino Canneddu, che sin da ragazzino, da quando apprese per gioco la “leggenda”, dedica alla ricerca ed allo svelamento del mistero, anni ed anni, fatti di sacrificio ed anche sofferenze e preoccupazioni (e qui si inserisce l’altro importante tema dei “Desaparecidos” seguito e commentato in altro li.
bro da Peppino), ci viene descritto con evidente, condivisa passione.  Peron era noto, lo scrivono tutti i suoi biografi, per spargere favole e dubbi sulla sua biografia, mentendo e contraddicendosi; dire e non dire, affermare e negare sulla sua vita, specie quella precedente alla sua grande affermazione politica, erano le caratteristiche del Presidentissimo
Il libro “ Juan Peron – Giovanni Piras, due nomi una persona”, ristampato dalla Ed. Bibliosofica, è andato letteramente a ruba durante la recente presentazione al Gremio dei sardi di Roma, con la relazione del giornalista Franco Siddi,  presente anche l'editore Giovanni Feliciani.

E in quell’occasione ho recitato una mia composizione, una “moda” del 2005, con versi rimati e incrociati-retrogados, *Sant’Antoni ‘e su o’u (Sant’ Antonio del fuoco, abate: patrono di Mamoiada)  dedicata a °Peppino Canneddu

Has’hapid’unu fizu Mamoida…
(amm)


Has hapid’unu fizu, Mamoiada,
intregad’in s’oru ‘e su misteriu,
niunu connoschet su destinu sou.

 

Dagh’una criadura ‘enit a nou
tres regulas de natura hat in sorte:
sa naschida, sa vida ei sa morte,
dagh’a nou ‘enit una criadura
hat in sorte tres regulas de natura,
pro non faddire s’umanu caminu.

 

Has hapid’unu fizu, Mamoiada,
intregad’in s’oru ‘e su misteriu,
niunu connoschet su sou destinu.

 

Giuanne nos lassat in coro pidinu
ca, chena morte, che passat lezeru,
e gai sas dudas imannan deabberu,
pidinu in coro Giuanne nos lassat
ca lezzeru, chena morte, che passat,
buffonende sas leges de ognunu.

 

Has hapid’unu fizu, Mamoiada,
intregad’in s’oru ‘e su misteriu,
su destinu sou connoschet niunu.

 

In bidda tottu aisettende sunu
s’istinchidda a su nodu trobojadu,
pro ischire sa sorte ite l’hat dadu,
tottu aisettende sun’ in bidda
a su nodu trobojadu s’istinchidda.
Chi peset fogu e ispantu seriu!

 

Has hapid’unu fizu, Mamoiada,
niunu connoschet su destinu sou,
intregad’in s’oru ‘e su misterìu.

 

Naran chi fut de leones unu riu,
argentinu l’acclaman Presidente,
mere mannu de logos e de zente,
chi fut unu riu ‘e leones, narana,
argentinu Presidente l’acclamana.
Chena nudda partidu e chena loru!

 

Has hapid’unu fizu, Mamoiada,
niunu connoschet su destinu sou,
de su misteriu intregad’in s’oru.

 

Sa mama, in nieddu muccaloru
fin’a sa morte, piseddu, l’hat piantu,
preghend’ Antoni*, protettore Santu,
sa mama, in muccaloru nieddu
fin’a sa morte l’hat piantu, piseddu.
Sende chi fudi potente e cuadu!

 

Has hapid’unu fizu, Mamoiada,
niunu connoschet su destinu sou,
in s’oru ‘e su misteriu intregadu.

 

E cando minore, a Peppinu°, hana nadu
chi su Fiore fut creschid’a consolu,
sa vida che l’han post’in oriolu,
e cand’a Peppinu,l’han nadu, minore,
chi fut creschid’a consolu su Fiore,
a Giuanne l’hat luego dedicada.

 

Niunu connoschet su destinu sou,
intregad’in s’oru ‘e su misteriu,
has hapid’unu fizu, Mamoida.

 

Chi non podiat fagher sa torrada
proit’a nou, haiat giurad’amore,
ch’iscuru l’est costadu, e dolore,
chi fagher sa torrada non podiat
proit’a nou, giurad’amor’ haiat,
cando “Juan” nd’est bessid’a pizu.

 

Niunu connoschet su destinu sou,
intregad’in s’oru ‘ e su misteriu,
Mamoida, has hapid’unu fizu.

 

Già l’isco ch’has mannu su disizu,
de nde ‘ogar’a s’affannu su velu,
bi penset tando Anton’in su chelu, *
già l’isco chi has disizu mannu,
de nde ‘ogare su vel’a s’affanu.
Bisu e contu, pro deris, pro crasa!

 

Niunu connoschet su destinu sou,
intregad’in s’oru ‘e su misteriu,
unu fizu Mamoiada hapid’ hasa.

 

E cun Issu ispera e lughe dasa
a sos chena lumera e fortuna
pro ch’issos puru disizen sa luna,
cun Issu lughe dasa e ispera
a sos chena fortuna e lumera
pro mores de cust’istoria fadada,

 

has hapid’unu fizu Mamoiada.

 

Traduzione letterale in italiano :


Hai avuto un figlio, Mamoiada, confinato nel bordo del mistero, nessuno conosce il suo destino.
Quando un creatura nasce, per natura ha tre regole in sorte: la nascita, la vita e la morte, quando nasce una creatura, ha in sorte tre regole per natura, per non errare nel suo percorso umano.
Giovanni, ci lascia nel cuore un tormento, perché senza morire scompare leggero, e così i dubbi crescono davvero, il tormento nel cuore, Giovanni, ci lascia, perché leggero, senza morire, scompare, come beffeggiando le regole di tutti.
Nel paese tutti aspettano, la scintilla per dipanare un nodo intrecciato, per conoscere cosa la sorte gli abbia riservato, tutti aspettano in paese, per dipanare un nodo intrecciato, la scintilla, che sollevi veramente fuoco e meraviglia.
Raccontano che (Juan) era un fiume di leoni, gli Argentini lo acclamano presidente, grande Signore di luoghi e di genti, che era un fiume di leoni, raccontano, presidente lo acclamano gli Argentini, senza niente partito (Giovanni), e senza un progetto.
La madre, con un fazzoletto nero sul volto, fino alla morte, per il suo ragazzo (Giovanni), ha pianto, invocando Antonio del fuoco, il protettore Santo, la madre sul volto il fazzoletto nero, fino alla sua morte ha pianto il suo ragazzo…e lui (Juan) era invece potente e nascosto.
E quando, da ragazzino, a Peppino dissero che il Fiore (Giovanni) era cresciuto con impeto, la sua vita…un pensiero fisso, un tarlo, e quando a Peppino dissero, da ragazzino, ch’era cresciuto con impeto il Fiore, la sua vita gli ha subito dedicato.
Il Fiore non poteva più fare ritorno, avendo giurato a un nuovo amore, che gli è costato nascondimento e dolore, fare ritorno più non poteva il Fiore, a un nuovo amore aveva giurato, quando Juan è balzato fuori…alla vita.
Lo so che hai (Peppino) grande un desiderio, di togliere al dubbio il velo che lo ricopre, ci pensi, allora, Sant’Antonio del fuoco nel cielo, lo so che hai un desiderio grande, di levare il velo che ricopre il dubbio. Dubbio che è sogno e racconto per ieri e per domani.
E con Lui (Giovanni-Juan) speranza e futuro dai, a coloro che sono senza luce e fortuna, perché anche loro desiderino la luna, con Lui dai luce e speranza, a chi è senza fortuna e futuro…grazie a questa storia magica.
Hai avuto un figlio, Mamoiada.

Antonio Maria Masia
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