Sei in: News » Arte e Cultura » A teatro: “Camera con vista”…rivista
A teatro: “Camera con vista”…rivista
Per la prima volta sui palcoscenici italiani al Teatro Ghione la commedia tratta dal famoso romanzo di Forster
10/10/2016, 15:55 | Arte e Cultura
Il pubblico si diverte. Spesso risatine si alzano dalla platea e raggiungono discrete gli attori sul palco. Anche qualche applauso a scena aperta per una battuta di Charlotte/Paola Quattrini.
Dal 4 al 16 ottobre al Teatro Ghione di Roma è in programma “Camera con vista” commedia tratta dal famoso romanzo di E. M. Forster che ha ispirato il non meno celebre film vincitore di tre Oscar.
La storia è quindi arcinota.
Impresa ardua quella di rappresentare in teatro lo splendore della campagna toscana e la bellezza impareggiabile delle piazze fiorentine. Il primo atto cerca di rendere visibile tutto ciò con l’ausilio di una sceneggiatura simbolica: la facciata di Santa Croce, la cupola del Battistero, tutti in miniatura, mossi e rimossi con destrezza dagli attori in scena. Lucy Honeychurch, ragazza bene della borghesia inglese, è in Italia, a Firenze,per “educare” lo spirito. L’accompagna la cugina Charlotte che in tutta la commedia fa da contrappunto e guida alla”educazione sentimentale”di Lucy che proprio a Firenze conosce l’amore col giovane George Emerson, anticonformista, cui è affidata una mobilità, tra il palco e la platea, che movimenta la rappresentazione.
Il secondo atto cambia scenario, siamo in Inghilterra: Lucy , fidanzata con Cecilio ,vanesio e superficiale, rivede George e accettando di corrisponderne apertamente l’amore, conquista insieme la sua autonomia rispetto al perbenismo della borghesia vittoriana.
Anche in questo secondo atto ci sono ingegnose soluzioni sceniche, con pareti domestiche che si aprono ad accogliere giardini o si richiudono a sottolineare interni borghesi.
Vagamente surrealista ma molto riuscita, la scena del passeggio di Lucy che, al braccio del novello fidanzato, incrocia gli attori con sul viso maschere, a segnalare la “facciata” (il termine non è usato a caso) della società bene che circonda i due giovani. Forse le maschere bianche sono un omaggio del regista, il sardo Stefano Artissunch, alla maschera de “su componidori” nella famosa corsa dei cavalli, Sa Sartiglia, ad Oristano in Sardegna…
Camera con vista di Forster, e poi l’omologo film, mettono bene in risalto l’evoluzione della coscienza femminile attraverso il personaggio di Lucy che si libera, gradatamente, dagli orpelli di una educazione vittoriana con le sue ipocrisie e il perbenismo soffocante, per affermare il proprio diritto non soltanto all’amore ma soprattutto alla libertà.
Mi pare che la bravura, indiscussa e sottolineata dal pubblico, di Paola Quattrini, vera signora della scena nel ruolo fondamentale di Charlotte, abbia fatto virare la storia più verso un tono ironico, che ha sottolineato con bonaria sagacia, l’evoluzione non soltanto dell’intreccio ma anche, e soprattutto, della presa di coscienza di Lucy che prende le distanze da una educazione imposta, non più sua.
Tutta la compagnia ha retto lo spettacolo, alcuni attori impersonando due ruoli nei successivi atti della commedia: Lucy SELVAGGIA QUATTRINI, Charlotte PAOLA QUATTRINI, George MAURO SANTOPIETRO ETRO, Mr Emerson STEFANO DE BERNARDIN, Eleanor Lavish/Mrs. Honechurch EVELINA NAZZARI, Cecilio Vyse/Reverendo Eager STEFANO TOSONI, Reverendo Beebe ALESSANDRO PALA GRIESCHE
Alcuni accorgimenti narrativi legano comunque con sapienza i due tempi del racconto: per esempio Cecilio, impersonato da Stefano Tosoni che nel primo Atto impersonava il vecchio reverendo Eager, nel secondo atto con una trasformazione di alta bravura “attoriale”, è il fidanzato poi “rimosso” e legge un romanzo “Sotto la loggia” che descrive l’innamoramento di due giovani su un “pendio coperto di violette”. In esso Lucy riconosce il momento di abbandono che ebbe durante le vacanze italiane concedendosi nelle braccia di George. Proprio quel libro è opera della scrittrice, Eleanor Lavish impersonata dalla brava Evelina Nazzari, incontrata anch’essa nella pensione fiorentina. La Nazzari ci accompagna per tutto il secondo atto nelle vesti petulanti della madre di Lucy, ed anche questo è un travestimento “a sorpresa” rispetto alla intellettuale scrittrice dell’apertura.
Alessandro Pala Griesche considerando il ruolo affidatogli di “Reverendo” della parrocchia, si è mosso con la dovuta autorevolezza e professionalità, non scevra da velature ironiche come richiesto dalla regìa, anche aiutato dal suo fisico e da una voce obbiettivamente persuasiva. La sua è una parte molto delicata, in quanto è uno dei pochi personaggi che uniscono i due atti della commedia, insieme ai protagonisti, le due cugine e gli Emerson.
La musica di Beethoven che Lucy suona per scaricare le proprie pulsioni o per farle liberamente fluire, ci accompagna fino alla conclusione della rappresentazione che lascia il fatuo Cecilio “a darsi al tennis” e Lucy, finalmente libera, non soltanto di amare.