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"Tutti i giorni di tua vita" di Lia Levi: raccontare per non dimenticare
La storia di una famiglia ebrea dagli anni venti ai giorni nostri
23/03/2016, 14:46 | Arte e CulturaLa fortuna di un libro inizia dal suo titolo, e certamente questo romanzo di Lia Levi, Tutti i giorni di tua vita, (edizioni e/o, pagg. 340, euro 18,00) attira il lettore che già conosce la penna della nostra scrittrice che si muove tra le storie per ragazzi e l’universo umano e doloroso della persecuzione degli ebrei nel secolo XX.
Ho chiesto a Lia Levi il perché di questo titolo, e mi ha confidato che era un modo di dire della sua famiglia: piemontese di origine, la Levi vive a Roma dove per oltre trent’anni ha diretto il mensile di cultura ebraica Shalom.
Come altri suoi libri, anche con Tutti i giorni di tua vita, la Levi ci introduce subito nella storia che si anima attraverso il dialogo dei suoi personaggi; è una famiglia ebrea di buona borghesia che si trasferisce in un appartamento che nessuno voleva perche “era l’alloggio più basso, appena rialzato dal portone”.
La curiosità dei condomini e della portinaia Ersilia è la chiave narrativa che Levi utilizza per presentarci dall’interno i fatti dei protagonisti: l’avvocato Valfredo, sua moglie Eliana e le due figlie Regina e Corinna.
Con un accorgimento narrativo che fa emergere la voce di un narratore molto discreto, sappiamo che la storia inizia il 10 marzo 1921, e poi il tempo del racconto si snoda attraverso il recupero dei grandi fatti della storia, soprattutto di quella terribile che coinvolse gli ebrei fino alle leggi razziali. Un corsivo conclusivo da la voce alla casa, proprio quell’appartamento del trasloco all’inizio del libro. E l’espediente narrativo attraverso cui la scrittrice riassume decenni di vita fino agli anni novanta, con il passaggio dei diversi proprietari, da Regina a Corinna, poi i loro figli, i nipoti, il cambio dei proprietari e la delazione scoperta per caso in un foglietto ingiallito nascosto dietro un termosifone, in seguito alla quale Corinna, ebrea, fu catturata. Ma i nuovi proprietari non sanno niente di ebrei, deportazioni, sofferenze e crudeltà, dimenticano il biglietto: così Lia Levi indica il rischio della perdita della memoria storica che grava sulle nuove generazioni.
Per questo, anche per questo, sono così importanti i libri di Lia Levi che con il racconto di vita vera, vita vissuta, rende impossibile ai suoi lettori dimenticare. Dimenticare che gli ebrei erano italiani, italianissimi, anche fascisti convinti, che hanno dato tanto all’Italia, quella Patria che invece li ha perseguitati e misconosciuti, costringendo anche cittadini cosieddetti per bene alla delazione.
Questo Tutti i giorni di tua vita può essere considerato a tutti gli effetti un romanzo storico nello specifico novecentesco, dove la Storia, quella grande, con la S maiuscola, viene raccontata attraverso la quotidianità, le scelte di vita dei personaggi che animano le pagine.
E’ proprio Valdfredo che dice di sentirsi tanto italiano da non capire il bisogno della creazione di un nuovo Stato “nella lontana Palestina per metterci dentro tutti gli ebrei”. E sempre attraverso il dialogo tra i protagonisti assistiamo al passaggio dei Governi da Giolitti a Facta a Mussolini.
Intanto cresce la personalità di Regina, la giovane con tendenze socialiste che poi chiuderà la vicenda da senatrice…”L’on. Matteotti rapito in automobile e scomparso” è il titolo di un articolo del Messaggero che Valfredo legge con sua moglie Eliana: è una della tante sequenze narrative in cui Levi riporta un fatto di Storia .
Questo bel romanzo ha la complessità della storia, presenta buoni e cattivi al di fuori delle maschere ed invece li fa vivere nella terribile normalità della vita.
Quasi per mettere ordine all’universo umano veramente imponente di Tutti i giorni di tua vita, Lia Levi nomina le quattro parti in cui si divide il romanzo, con il nome della protagonista che di volta in volta occupa il centro della scena: Regina, Corinna, Lilli, Anna; tutte donne, perché la memoria familiare e del Paese, passa attraverso quelle che già Christa Wolf definiva “le chiacchiere” femminili. Che poi sono la memoria stessa del popolo. Il popolo ebraico, certo, per Lia Levi, ma attraverso questi suoi racconti, anche la memoria di tutto il nostro Paese.
Ad una donna, ancora, il compito di raccontare, per non dimenticare.