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Ovidio, verso il bimillenario della morte, il linguaggio, l'eros, la donna, le metamorfosi
12/02/2016, 16:19 | Arte e CulturaPresso la sede di Roma del Sindacato Libero Scrittori Italiani, è stata presentata la Cartella dedicata a Ovidio per le Celebrazioni del bimillenario della morte del poeta latino, avvenuta nel 17/18 d. C. nell’antica Tomi, in Romania.
La Cartella è costituita, con una veste elegante, da nove schede redatte da studiosi ed esperti di letteratura che rileggono le arti amatorie e le metafore di Ovidio. Il lavoro è stato realizzato per volontà del Sindacato Libero Scrittori Italiani nell’ambito del Progetto Etnie del Mibact capitanato da Pierfranco Bruni, archeologo, scrittore e poeta nonché vicepresidente del Sindacato nazionale Libero scrittori che ha sottolineato l’importanza della lingua latina non soltanto a salvaguardia della cultura antica, ma anche come traccia sempre viva che si trasforma ed esiste anche nel contemporaneo e che permette di capire davvero il percorso - il viaggio - della lingua dentro la letteratura, la cultura, la vita. Il viaggio come percorso ininterrotto è stato uno dei punti focali del discorso di Pierfranco Bruni, il viaggio come tragitto della mente, come vento di luoghi lontani, di coincidenze, influenze, amicizie e conoscenze. E infine l’amore, centro della poetica ovidiana, ove “l’arte di amare” è anche “la cura dell’amore come arte”. Concetti, quelli ovidiani, senza i quali non ci sarebbero stati Dante, D’Annunzio, Ungaretti. Dove la donna assume un ruolo centrale, archetipo, corpo, anima e artificio.
La donna è anche il tema dell’intervento di Neria De Giovanni, presidente dell’Associazione internazionale dei critici letterari, editora (Nemapress) e scrittrice. Partendo dalla famosa identificazione di Flaubert con la sua Bovary, la studiosa rintraccia lo stesso processo mimetico in Ovidio non solo nel racconto oggettivo delle Metamorfosi, ma anche come sua autentica identificazione nelle Heroides, le eroine che rispondono ai loro amanti, in uno scambio delle parti virtuoso ma anche psicanalitico, come un bisogno del poeta di immergersi nelle proprie creature ut misceat per mescolarsi come il fiume Alfeo con Arethusa delle Metamorfosi. L’epistola è il genere letterario femminile per eccellenza, perché evidentemente nel passato uno dei pochi modi concessi alle donne di esprimersi - come dimenticare le lettere di Eloisa ad Abelardo? - ma a Ovidio va riconosciuto il primato dell’invenzione, di aver dato voce in prima persona al vissuto femminile. Attraverso le donne Ovidio scandaglia le passioni archetipe e i limiti imposti dalla condizione femminile, fatta di attese, abbandoni, vendette. La donna attende, accoglie. L’uomo viaggia o fugge.
Maria Milvia Morciano, archeologa e saggista, che si è unita in corsa al progetto con una scheda sulla vita e le opere del poeta, ha parlato degli spazi fisici di Ovidio: spazio urbano e spazio dell’esilio, spazio della gioia e spazio della disperazione. Il primo periodo della sua vita è caratterizzato dal trasferimento, ancora adolescente dalla natia Sulmona a Roma e poi dal lungo viaggio di istruzione, vero e proprio Grand tour ante litteram, da Atene lungo le sponde mediterranee fino alla Sicilia. Questo primo periodo è di gioia e di luce, di spensieratezza e di successo. Roma è raccontata dal poeta attraverso il filtro della propaganda augustea, che in quegli anni aveva mutato il volto di Roma rendendola splendente di marmi. Una Roma che diventa mitologica, un paradiso in terra. I luoghi dell’esilio sono invece descritti come angosciosi spazi di freddo e di silenzio. L’orizzonte come via di fuga è una distesa di ghiaccio che imprigiona i pesci vivi in una morsa che il poeta sente anche intorno al suo cuore.
FOTO ALL'INTERNO DELL'ARTICOLO: da sin. Neria De Giovanni,Pierfranco Bruni,Maria Milvia Morciano (Foto di CLAUDIO MILZA)