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Due donne forti a confronto nell'ultimo romanzo di Patrizia Rinaldi

Una penna straordinariamente letteraria scava nel rapporto fra una madre e una figlia e nella memoria

27/09/2015, 19:59 | Arte e Cultura

Patrizia Rinaldi è una poliedrica scrittrice napoletana,  che si è dedicata, in particolare,  alla letteratura per ragazzi e al genere noir, ricevendo vari e meritati riconoscimenti: da ultimo, nel 2015, il premio Leggimi Forte per il romanzo “Federico il pazzo”, Sinnos Editori (2014).

Quest’anno si presenta al pubblico con una storia diversa, Ma già prima di giugno,  ambientata nella Napoli che va dagli anni ’40 fino ad anni più recenti e  che racconta la vita di due donne, una madre, Maria Antonia,  fuggita   profuga da Spalato,  e quella di Ena,  l’ultima figlia della donna, altra voce narrante,  che,  prossima alla fine della sua vita, ricorda gli anni della gioventù  e della ribellione che l’ha contraddistinta nel corso della sua esistenza. 
E’ il racconto di due donne forti, le cui storie il romanzo presenta in capitoli alternati, con una tecnica narrativa che vede le vicende della madre procedere dal passato in avanti , mentre dal presente all’indietro si snoda l’agonia di Ena. 
Maria Antonia , la madre, affronterà lutti e miserie, perderà il primo marito nelle Foibe, vedrà i fratelli condannati ai campi di lavoro. Tuttavia, pur nella disperazione di una vita durissima, non si arrenderà di fronte alle avversità che le si pongono davanti. Una personalità forte e dominante, quella di Maria Antonia, che, nonostante la dannazione della guerra, è sempre vissuta padrona di sé, eternamente affamata di emozioni,  a costo di dare scandalo pur di assecondare la sua disperata voglia di vivere.
E mentre seguiamo Maria Antonia con i suoi amanti,  i suoi tre figli, il rapporto con la mamma, con il secondo marito molto più giovane di lei,  padre di Ena, la più disprezzata fra le sue figlie, ecco che ci troviamo in tempi molto più recenti a seguire con difficoltà la triste vecchiaia di quest’ultima, costretta a letto alla fine della sua vita, assistita da una donna dell’est che lei chiama Abbadessa, che si racconta con una ironia che rasenta il sarcasmo.

Come la madre, anche Ena è una donna aspra e forte. Ma la generosità della vita è stata per lei più un danno che un conforto. 
La vita di Ena è stata sazia, pigra, non priva di danni. Ena si arrende solo davanti al pensiero dell’uomo che ha tanto amato.
Avrei dovuto curare la dimenticanza” sussurra l’anziana donna mai stanca al ricordo di lui che “aveva il tarlo, la fissazione della vita. Abilità rara, la vendono al mercato nero dei diamanti africani”.

È una personalità ironica, tagliente, quella di che Ena, che fa il conto alla rovescia perché il suo tumore le consentirà di vivere al massimo fino a giugno e ancora non sa dell’ennesima amara sorpresa che l’ultimo capitolo della sua vita le riserva.

Suggestivi anche gli altri personaggi come quello dell’anziana Giuseppina, amica del cuore di Ena, lo zio prete, la Monaca, la portinaia, e le situazioni così ben delineate: la lotta per l’eredità, le riflessioni sui fallimenti, le amicizie e i rapporti obbligati, i progetti per riprendersi la vita, illusioni che produrranno nel tempo un bagaglio di amarezze…

Ma già prima di giugno offre una storia originale e avvincente, con un finale che commuove.
Mentre la grande Storia si intreccia alla memoria privatissima, le stagioni della donne si confondono nelle parole di Ena e Maria Antonia. Fra rimorsi, speranze, sogni e dolori, una giovane indomita troverà la sua strada per diventare donna, e una figlia, molti anni più tardi, scoprirà le ragioni segrete di una madre all’alba della vita.
Nella storia non c’è nulla di scontato, prevale invece una smania di vivere che supera ogni ingiustizia, dolore o povertà.  Le donne di questo audace racconto vogliono ottenere la propria rivincita ribellandosi agli stereotipi di una società spesso sbagliata, arginando i confini della propria realtà e gettandosi nelle braccia dell’amore, quello passionale e selvaggio.

Invadendo le terre della felicità, Maria Antonia  e  Ena impugnano l’arma della consapevolezza per acclamare il loro diritto alla gioia: ed è così che la morte non fa più paura, semmai fa venire ancora più voglia di viverla, la vita.

Patrizia Rinaldi, Ma già prima di giugno, edizioni  e/o, 2015, €16,50
 

Massimo Milza
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