Sei in: News » Arte e Cultura » L’Abruzzo di Riccardo Tanturri, D’Annunzio, Silone, Ovidio.
L’Abruzzo di Riccardo Tanturri, D’Annunzio, Silone, Ovidio.
La cultura come eredità negli incontri del Premio Scanno.
21/09/2015, 19:31 | Arte e Cultura
Scanno. Un Premio. L’estate che entra nell’autunno. Il lago. Il Pan dell’Orso. Lungo le strade di Scanno. Settembre. Ci sono immagini che riflettono pezzi di sole. Vicoli antichi e frammenti paese che raccontano ricordi. Nelle attese delle donne ci sono infanzie lontane. Quelle donne vestite di paese antico, con un costume smesso e che sa anche di festa e sono armonia nel loro sguardo.
Donne che si portano dentro una infaticabile testimonianza. Sono qui per il Premio Scanno. Un Premio, giunto a 42 edizioni, organizzato dalla Fondazione Tanturri. Importante che percorre un tracciato di decenni e custodisce, tra l'altro, il destino di una famiglia. La principessa Alessandra Schoenburg Tanturri con la sua eleganza ha l’armonia nello sguardo e Manfredi Tanturri ha una affabilità antica.
La famiglia Tanturri ha voluto il Premio ed ha istituzionalizzato una Fondazione. Un appuntamento che dà lustro alla cultura italiana. Si continua in questa passeggiata tra i vicoli. Qui dove D’Annunzio ha segnato tracce indelebili e il respiro di Silone ha un vento breve come la città di Ovidio.
Il territorio si mostra con una sua tavola di lettura e di valori che fa emergere un significato profondo che continua a vivere dentro la gente che abita questa realtà geografica. Non solo geografia fisica. L'arte, la storia, il patrimonio sono valori che formano una geografia dell'anima. Come leggerlo questo paesaggio?
La storia è tra le case di pietre e tra i diroccamenti che in lontananza, di notte, sono un presepe di immagini e di luci. Questo paesaggio non si può ricostruire. Lo si può leggere. Lo si può ascoltare. Lo si può interpretare. Ma la storia vi cammina dentro ed è fatta del sonno degli uomini che vi hanno abitato. È fatta dai sogni dei popoli che ci riportano i segni di un vissuto. Le famiglie che qui hanno abitato. Scanno un angolo di cielo e il Premio fila la lana della memoria e del futuro.
Cosa resta di questo vissuto? Ma come leggerlo? Cosa resta nella coscienza di una civiltà che qui ha costruito il suo habitat e il suo essere? Non credo che possano bastare le spiegazioni scientifiche o le giustificazioni storiche, archeologiche o architettoniche. Non ci sono spiegazioni davanti ad una lettura che offre immagini simboliche. Vicoli e volti. "Qui in passato/ho creato qualcosa/e ancora voglio dare/per lasciare un segno!" (Riccardo Tanturri – 1944 - 2001).
Il prossimo anno, 2016, sono quindici anni dalla scomparsa di Riccardo.
La storia di un territorio, in questa terra di attraversamenti, è disegnata già di per sé da una contestualizzazione geografica. Ma cosa sarebbe la memoria senza la storia e cosa sarebbe la storia senza i codici che ci permettono di viaggiare nel tempo? E questi codici sono i simboli. Ci sono simboli che si dichiarano, che ci parlano, che si lasciano ascoltare, che diventano metafore e vivono dentro di noi attraversandoci.
In questo passaggio di epoche, nel nuovo millennio che avanza, le civiltà hanno un loro senso. Viaggiamo tra i segni nascosti di questi itinerari che sanno di Abruzzo e di napoletanità. Forse anche qui c'è un incontro di modelli mediterranei. È sempre il Mediterraneo, nell'Abruzzo di D'Annunzio e di Silone o nella Napoletanità dei Tanturri, il cuore che palpita, che ha tocchi anche tra gli interstizi più nascosti degli spazi indimenticabili, che resiste alle ombre della sera che il giorno ci fa piovere addosso. Abbiamo parlato del mio San Paolo tra i viaggi e i destini.
Le città scomparse ritornano con la loro intensa nostalgia. E vivono. Continuano a vivere nonostante tutto. Le città scomparse sono dentro le nuove città. Scanno antica con il suo mistero e il suo fascino continua nella recita del moderno. Siamo antichi. Tutti siamo antichi perché abbiamo dentro di noi i segni indelebili dei nostri padri, delle nostre terre, del nostro inconsapevole conoscere. E ci dichiariamo in un incontro tra simboli. Così come nelle poesie tragiche di Riccardo Tanturri, Azzurro, spring (Scheiwiller).
Noi abitiamo questi simboli perché in essi c’è l’espressione di un tempo che non c’è più e si decodifica come il perduto che ritorna nel presente attraverso la sensualità della memoria. Se la memoria non avesse sensualità resterebbe priva di passione. E il tempo va avanti e raccoglie altro tempo solo se c’è passione.
La passione filtra le immagini e le porge sul battuto della quotidianità. Le città respirano i passaggi delle epoche e sono dentro l’identità delle civiltà. Come il respiro di questi vicoli scannesi e delle botteghe di orafi che tramandano tradizione. La geografia, in altri termini, si impone caratterizzando i processi di cultura e di civiltà, definendo anche i risvolti e le prospettive storiche sul piano di una lettura ambientale, paesaggistica, urbanistica.
Il patrimonio di un territorio è una ricchezza non solo acquisita ma che si acquisisce attraverso forme di salvaguardia, di valorizzazione, di fruizione. Manifestazione elegante, sobria, di gaiezza e di ricordi. Incontro, come ogni anno, Giulio Rolando e Paola. Miei fraterni amici. Giulio. Serafico, saggio, paziente. Sa che l'amicizia è sacralità. Parte in causa in questa nostra presenza a Scanno.
La cultura è cultura. non ci sono altri artifici. Si discute. Si commenta. Scanno. E' un angolo di cielo. Un Premio e un destino. O forse una dinastia. Un dopo cena tra musica e dolcezze. Si è fatto tardi. Una serata di amicizie e di incontri che resta come in un segno.
Ho tra le mani, ancora, il libro di poesie di Riccardo Tanturri. Antichi e nuovi dolori ma la vita è un costante cammino. "Amici miei, che frequentate/tal gente e tali case/vi devo salutare./Son stanco, ho sonno,/voglio riposare". Un antico “gattopardo”. Innamorato.