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Carmen Lasorella con "Vera" al suo primo romanzo, di Antonio Casu

06/01/2024, 20:01 | Arte e Cultura

Carmen è una giornalista di successo. Uno dei volti più apprezzati della RAI, autrice di reportage, opinionista, saggista. Conduttrice di importanti trasmissioni. Inviata nei teatri di guerra, ci ha raccontato le principali crisi internazionali a cavallo del secolo. 
Una carriera, la sua, che l’ha portata a diretto contatto con le ferite dell’umanità, a conoscere da vicino la sofferenza e il lutto (la morte del teleoperatore Marcello Palmisano, a seguito di un attacco terroristico), tanto da indurla ad allontanarsi dal giornalismo e a modificare radicalmente il proprio percorso di vita.
Ma l’indole della testimone, lo sguardo critico e penetrante, quelli, non possono scomparire, mutano invece la forma espressiva, la modalità del racconto del reale.

 

Così, nel suo primo romanzo, Carmen ci presenta Vera. Che è anche Carmen, ma non solo. È il compendio di tutte le sue esperienze. E così Vera prende la scena.

Una donna, segnata da un matrimonio fallito, un’attivista impegnata in mille battaglie, incontrando “storie e talenti, alleati e nemici” prende coscienza degli interessi celati dietro il calvario dei migranti, e reagisce con tutto il suo essere, ragione e sentimento.
Un autentico senso di umanità pervade il libro. Una profonda consapevolezza della complessità del tempo presente. Senza cedere al sentimentalismo, come si conviene a una giornalista di rango.
Il romanzo riafferma il valore profondo del riconoscimento delle identità altrui. Di tutte le identità. E sancisce senza infingimenti che il fenomeno delle migrazioni rappresenta una scelta economica precisa e volontaria, connessa al nostro modello di sviluppo, che a monte determina le cause delle migrazioni, tra guerre e sottosviluppo, e a valle gestisce il traffico dei migranti, una manodopera senza diritti. La nuova forma, a noi contemporanea, della schiavitù.

 

Un fenomeno che ci illudevamo fosse scomparso tra i detriti della Storia, e che invece riaffiora sempre, a scadenze ravvicinate.
Vera, e i suoi compagni di viaggio: la segretaria, il giornalista, il magistrato, l’informatica, la donna misteriosa, e anche la galleria di volti dei migranti, ci raccontano la storia dei nostri giorni, ma al contempo riaffermano l’aspirazione umana alla giustizia, capace di opporsi alle collusioni, alle mafie, alle narrazioni di comodo.
E alla fine, l’amore. Davvero un romanzo avvincente, e anche un buon messaggio per tutti. 

Carmen Lasorella, Vera e  gli schiavi del terzo millennio,  (Marietti1820)

Foto: Carmen Lasorella al Teatro Civico di Alghero premiata con Premio Alghero donna dal Sindaco Mario Conoci

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