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Tea Ranno: ancora la Sicilia col volto di donna, di Neria De Giovanni
21/08/2022, 18:11 | Arte e Cultura
Chiudo il libro felice. Felice di avere letto una bella storia, originale, ricca, con un intreccio appassionante. Insomma un romanzo che non è centrato sull’ombelico dello scrittore ma ridona al lettore la possibilità di creare, attraverso quelle parole, immagini, paesaggi. E soprattutto. familiarizzare con i personaggi talmente ben descritti, a tutto tondo, da sembrare veri.
Ancora di più: mi sento di consigliare la lettura di “Gioia mia” (Mondadori, pag. 335, 19,50 euro) ultimo romanzo di Tea Ranno, per la coralità del protagonismo femminile che in esso prende vita. L’ambientazione è la Sicilia cara all’autrice nata a Melilli, in provincia di Siracusa che della sua isola ha fatto il centro dei libri fortunati come “L’amurusanza” (Mondadori 2019) e “Terra marina” (Mondadori 2020) che ha vinto il premio Città di Erice.
Il titolo, “Gioia mia”, si riferisce ad un intercalare che il nonno utilizzava rivolgendosi alla nipote Luisa Russo protagonista della vicenda, ma forse il vero centro è la Castidda , nella tenuta di Terramia, “quattro pietre perse”, che il marito le aveva regalato e che Luisa ha trasformato in un ristorante-agriturismo di successo. La vicenda della tenacia imprenditoriale di Luisa si incrocia con quella di altrettante amiche che riescono a aiutarla per realizzare un sogno che fin dai primi capitoli si dimostra urtare contro la mentalità maschilista e mafiosa di chi vorrebbe acquistare per quattro soldi quella tenuta ovviamente dopo averne fatto naufragare il successo.
Ma tutto ciò é quasi l’antefatto del nucleo narrativo che invece ben costruito si snoda in capitoli incentrati in flash back che ci permettono di conoscere la vita di Luisa, il suo matrimonio fallito, il tenace attaccamento alle tradizioni e alla terra siciliana rappresentate da quel nonno la cui “gioia mia” viene ripetuta nel corso del romanzo come un refrain.
Tea Ranno ricorre alla modalità del recupero memoriale per raccontare di Luisa, delle sue amiche, degli amori e delle delusioni della vita, dell’avvelenamento di cui Luisa è vittima durante un banchetto alla Castidda che avrebbe dovuto siglare il grande successo turistico ed economico del ristorante.
Il coma farmacologico dal quale Luisa lentamente si risveglia, le apre i ricordi e con essi il lettore apprende i dettagli della sua vita e di quella delle sue amiche, una fra tutte Agata, che già sindaca del paese, era tornata da Torino nella sua Sicilia con un sogno quello di aprire una libreria, Carta scritta, che “sarebbe diventata luogo di ritrovo, covo di anime caparbie, impegnate a darsi conto di esistenza in valore e non come ombra che passa sulla vita senza lasciare traccia”.
Luisa ha dentro un grande dolore, un buco esistenziale dal quale cercava di fuggire e per il quale il matrimonio con Carmine non poteva più essere salvato. Con grande e profonda psicologia e comunanza femminile Tea Ranno racconta la disperazione della donna per aver perso la bambina, abortita dopo l’incidente causato da Carmine ubriaco.
Certo “Gioia mia” è un romanzo che ti avvolge si per la vicenda positiva e vincente grazie alla caparbietà ed alla creatività femminile delle protagoniste, ma direi soprattutto per la lingua che la Ranno utilizza inserendo parole, detti, proverbi, attitudini linguistiche siciliane, all’interno di un dettato che ha molti risvolti metaforici e polisemantici. Poetici.
Soprattutto i capitoli quasi onirici del lento risveglio di Luisa dal coma farmacologico attraverso cui anche noi lettori seguiamo passo passo la sua splendida evoluzione di donna coraggiosa che in un mondo ancora legato a valori maschili come quello siciliano, non avrà paura di fare la “donna coi pantaloni” scommettendo in una attività economica fuori dalle più tradizionali mansioni femminili.
Alla fine del romanzo una domanda: ma è possibile visitare in Sicilia un luogo che abbia le caratteristiche di Terramia, della Castidda? Un ritrovo felice in cui la natura non è violentata ma accresce il vigore di chi le si accosta. E lo guarisce.