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"Mara" di Ritanna Armeni, il romanzo di una vera scrittrice, di Pierfranco Bruni

20/05/2020, 10:17 | Arte e Cultura

Da molto tempo il romanzo, pur letto con attenzioni da critico e da lettore scrittore, mi lasciava il vuoto se non il nulla. Devastante la scrittura di questi anni. Scrittori o narratori improvvisati e inventati da una editoria non stabile sul piano qualitativo.

Sono cambiati i modelli? Non lo so. Sono diventato molto esigente? Certamente sì. Esigenze dovute alla erosione della lingua letteraria. La letteratura non può essere massificazione. Non bisogna considerarla tale.

Ognuno deve svolgere il proprio mestiere. I magistrati che fanno letteratura mi sembra non un equivoco ma un enigma. Li ho letti. Ovvero ho letto cronache. Verbali di interrogazioni. Non letteratura. Perdonatemi sono esigente, ma resto legato a Tommaso Landolfi e non ad Emilio Gadda. Punto. Su questo argomento.

Tutto questo per dire cosa? Per dire che mi sono trovato tra le mani e negli intagli del leggere un romanzo vero. Di rottura con lo squilibrio linguistico e formale dei nostri anni. È il romanzo recente di Ritanna Armeni dal titolo "Mara" edito in bella copertina da Ponte alle Grazie. La storia di una donna nell'inquieto secolo delle ideologie e dei contrasti politici esistenziali antropologici.

Una scrittura asciutta, un narrare singolare, una visione intelligente della storia diventata letteratura. Si racconta di donne. La femminilità è la grande bellezza nelle atmosfere di Ritanna Armeni, che non è nuova a questa scrittura. Un vero romanzo. Un romanzo vero nella sua dritta della forma del raccontare. Dettagli che diventano vita come ci aveva insegnato Alberto Bevilacqua, il vero ultimo scrittore.

Dopo Alberto il nulla. Ma "Mara" della Armeni è la ripresa della tradizione dello scrivere romanzi. Dicevo. Si racconta l'avventura-destino di una generazione di donne. Chi stava da una parte, ovvero con il fascismo e poi con i repubblichini scavando nel concetto di onore e Patria e chi stava con i partigiani con la Resistenza con i rossi. Il libro racconta il destino, appunto, di donne da una parte e dall'altra e non si leggono mai giudizi.

La scrittrice affida tutto al racconto e non si ode minimamente con chi possa stare la Armeni. Bravissima. Intellettuale vera, straordinaria e forse unica. Mi ha molto ricordato il Pavese de "La casa in collina" come visione metaforica. Non condanna non giustifica. Fa parlare Mara e le altre donne non repubblichine. È il trionfo della letteratura. La donna assume il ruolo centrale. Finalmente.

Io sto con lei. Non con Mara, a me sarebbe facile. Ma con la scrittrice Ritanna. Perché?  L'incipit del 34 capitolo, ovvero l'ultimo, incide: "Non attraverso più il ponte. La mattina i miei passi prendono un'altra direzione. Anche i miei pensieri. Non scorrono nel passato, non rincorrono il futuro, sono concentrati sul presente, sulle lezioni, i libri da recuperare in biblioteca, i colloqui con i professori, gli esami da preparare".

Ecco la grandezza della scrittura. Cosi la Armeni fa dire alla Mara che era stata devota al regime. Il tempo passa e anche i nostri anni e con il tempo e gli anni le generazioni. La letteratura non è cronaca. È profezia. Ritanna Armeni ha scritto una storia in un destino profetico.

Il resto? La trama? Leggetelo questo romanzo. Caro lettore leggi un vero romanzo. Con "Una donna del Novecento", sottotitolo al romanzo, si attraversa il Novecento grazie al ruolo fondamentale che sempre rivestono le donne.
Da "Di questo amore non si deve sapere" a "Mara" attraverso a "Una donna può tutto" Ritanna Armeni, come scrittrice, stabilisce un vero spartiacque tra ciò che è letteratura e ciò che un libro soltanto. Lei è letteratura.

PIERFRANCO BRUNI, vicepresidente Sindacato Libero Scrittori Italiani
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