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Anno nuovo, ricordiamoci di essere umani,

27/12/2022, 12:08 | Attualità

Ho sempre pensato che i veri poeti siano come antenne aperte sul cosmo e che captino in anticipo le vibrazioni positive o negative dell’universo.
Oggi che venti di guerra ci avvolgono e ci lambiscono sempre più da vicino, riempiendo le nostre giornante con reportage televisivi e giornalistici molto preoccupanti , penso che Eugenio Montale, premio Nobel per la letteratura nel 1975, possa essere un veritiero e profetico cantore anche della nostra epoca, con la sua poesia “Fine del ‘68” apparsa nella raccolta “Satura” del 1971.

La poesia ricorda fin dal titolo la fine del ‘68 , anno emblematico in tutto il mondo, per la rivoluzione ideologica e comportamentale che rappresentò: i figli dei fiori, il femminismo, Herbert Marcuse, “facciamo l’amore e non la guerra, ecc
Come sono amari gli ultimi versi, e come sono veri!
I mezzi di comunicazione di oggi, non sempre veritieri ma certamente molto più empatici degli anni di Montale, si sforzano di farci capire come il dolore del mondo ci appartiene, è anche il nostro dolore.
In questo pianeta dove, per dirla con Montale, “c’è anche l’uomo”, un augurio universale potrebbe essere proprio questo: ricordiamoci di essere umani, uomini e donne.
 

Fine del ’68, 

Eugenio Montale
 

Ho contemplato dalla luna, o quasi,
il modesto pianeta che contiene
filosofia, teologia, politica,
pornografia, letteratura, scienze
palesi o arcane. Dentro c’è anche l’uomo,
ed io tra questi. E tutto è molto strano.
Tra poche ore sarà notte e l’anno
finirà tra esplosioni di spumanti
e di petardi. Forse di bombe o peggio,
ma non qui dove sto. Se uno muore
non importa a nessuno purché sia
sconosciuto e lontano.

NERIA DE GIOVANNI
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