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Angelo Sagnelli: il poeta come un monaco scalzo nelle città vuote, di Anna Manna

02/05/2020, 16:05 | Arte e Cultura

Quando feci ad Angelo Sagnelli questa intervista, nell’ambito del Progetto “I contemporanei in biblioteca” per la Biblioteca Angelo Monteverdi della Facoltà di Lettere–Sapienza Università di Roma , da qualche anno già assistevo ad una ripresa dell’interesse del pubblico verso la poesia. Negli anni precedenti invece, dopo l’indigestione di poeti classici , l’avvento delle canzoni dei cantautori aveva preso il posto dei versi con  le note avvinghiate  al sentimento poetico. Analizzando la cultura contemporanea di allora si doveva registrare pertanto un  allontanamento del pubblico verso la poesia. Ma già nel mio dialogo con il poeta Angelo Sagnelli veniva fuori questo rinnovato interesse per la poesia.  Il vento spira in modo contrario. Il valore ed il significato dell'emozione poetica riprende quota non solo nelle aspettative della critica letteraria ma anche presso il grande pubblico. Ed oggi in questi giorni dominati dalla Pandemia la poesia e l’interesse verso i poeti è un innegabile evento letterario, sociologico, psichico.
Che ci racconta e ci evidenzia tante cose.
IL VUOTO DELLE CITTA’ , di tutte le città del mondo, la desertificazione delle strade, la solitudine dei monumenti, l’impossibilità di comunicare da vicino, di avere contatti epidermici sempici come una stretta di mano, ci angosciano e cerchiamo la soluzione al VUOTO che ci apprime.

D. Angelo Sagnelli è il poeta del Vuoto per eccellenza, la sua poetica prende il via da questa vibrazione nell’universo.Che cos’è il vuoto per Lei?

“Alla domanda “che cos’è il Vuoto“ rispondo con una mia poesia:
Il Vuoto
Il vuoto mi riempie d’ogni cosa,
quando randagio cerco di capire
a cosa serve vivere e morire
per diventare poco più che vento.
La mia speranza è il soffio d’altro tempo,
che spinge sempre e ovunque il mio pensiero
tra le barriere di un perduto cielo
a ricercare ciò che poi non trova.
Ma il vuoto non è mai, mai il nulla:
In esso si combina la natura,
dove la forza d’energia più pura
genera il grido di ogni nostra vita.
E allora vada, vada questo sguardo
a contemplare ciò che non si vede,
dove il mistero, privo del suo volto,
è il vuoto di un silenzio senza fine.

 

Il Vuoto come si comprende dal testo è Dio che per sua stressa essenza è primordiale ed eterno e quindi non soggetto ad evoluzione. Questo il motivo per cui ritengo che Dio è fuori dall’universo da lui stesso creato in quanto come detto l’universo è soggetto ad una continua ed incessante evoluzione. Io credo che la produzione dell’energia cosmica sia da identificare con lo spirito di Dio, che nel tempo si evolve nel gioco della materia e della energia .
Voglio dire subito che in tutto questo, che potrebbe a prima impressione apparire come un trattato di scienza, di religione se vogliamo, o di filosofia è l’uomo con i suoi sentimenti, con il suo pensiero a vivere, ad evolversi, a cercare di comprendere l’inafferrabile verità, a soffrire e a gioire nel tempo, a porsi domande, ad ascoltare il silenzio nella parola muta che trascende.
Tante altre cose dicono le mie poesie, qui però mi fermo, non voglio svelare ciò che il lettore certamente vorrà assaporare dalla lettura nella sua riflessione."

D. Oggi forse l’idea del vuoto ci conduce anche ad esaminare il nostro mondo contemporaneo: il vuoto esistenziale della nostra società, senza valori, senza certezze, senza limiti, senza nulla...

"Hai ragione oggi tutti gli ideali e le certezze su cui si basava il vivere civile sembrano irrimediabilmente caduti. O per meglio dire non esistono più ideologie condivise. E ciò determina lo spaesamento dell’individuo. Il quale avverte una profonda solitudine. Da qui l’autoreferenza. Io ritengo che compito primario della cultura sia quello di confrontarsi dopo aver capito il nostro momento storico. E importante ritrovare il senso della vita, che è la vita stessa, la nostra continua evoluzione. E non dimenticare che qualsiasi nuova certezza o verità umana che verrà sarà sempre corrosa dal tempo e rimpiazzata da altre in crescita.
La comunicazione è sempre stata fondamentale nella storia dell’uomo ed oggi più di ieri riveste un’importanza funzionale e strumentale nel mondo globalizzato. Tornando però alla poesia e quindi alla parola detta, va da sé che il linguaggio espresso deve essere comprensibile a tutti se no perde valore ed efficacia. Anche per questo io sono contro la poesia emblematica, eccessivamente simbolica ed ermetica.
L’ermetismo fu inventato dai sacerdoti delle diverse religioni che si sono susseguite nel tempo per formulare oracoli a fronte dei doni ricevuti; e le profezie non potevano essere giustappunto espresse se non con linguaggi ermetici; gli unici che potevano offrire delle vie di fuga.
Oggi non c’è affatto bisogno di essere oscuri nei linguaggi poetici. Il poeta se è tale deve dire e farsi capire attraverso un linguaggio musicale dove la nota produce un’onda che arriva ad nostro cervello; se è armoniosa viene accolta e conservata in memoria, se stride viene accantonata e rigettata via. Né sono favorevole a quanti ritengono che il poeta non debba dire tutto ciò che sente ma solo accennare, lasciando che il lettore possa continuare o fantasticare a suo piacimento parte del testo volutamente non espresso. Io credo che il poeta ha il compito ed il dovere di dire e di esprimere tutto il suo mondo poetico compiutamente e con professionalità.
In fine è necessario sottolineare che la poesia contemporanea nel nostro paese non viene letta, e l’unico motivo per cui non la si legge è perché non è un buon prodotto. Perché non abbiamo dei poeti veri, ma faccendieri culturali e critici poco attenti ai veri talenti, perchè troppo impegnati a promuovere concorsi di poesie o a produrre testi a pagamento. Questo è il vero dramma del nostro Paese. La leva del potere editoriale è tenuto da persone decisamente non idonee. Si preferisce la superficialità che dura solo qualche settimana e non si coltiva la cultura che può incidere sulla formazione delle nuove generazioni. Tuttavia, per fortuna devo dire che su internet leggo spesso poesie splendide lasciate a memoria dai viandanti dell’arte. Spero vivamente che questo strumento di comunicazione globale possa dare luce e spazio ai veri talenti poetici.”

 

D. Il Vuoto è tematica dominante non solo nella sua arte ma ad esempio anche nella poetica di Guido Oldani. Cosa caratterizza la poetica di Guido Oldani, chiediamo ad Angelo Sagnelli e perchè l'ha scelto per il confronto poetico negli incontri che conduce a Spoleto?

"Ho scelto Oldani perchè a Spoleto siamo in un contesto internazionale e Oldani è a livello internazionale. Inoltre le nostre concezioni poetiche sono quasi agli antipodi e così l'incontro veramente sarà portatore di un confronto e non soltanto una palestra per mettersi in mostra, ma un dialogo aperto che possa contribuire all’accrescimento e alla comprensione reciproca di una poesia che continuamente evolve.
Come ha scritto Maurizio Soldini nella recensione al libro di Guido Oldani "Il realismo terminale" la poesia di Oldani analizza una trasformazione epocale, il passaggio al dominio degli oggetti.
Gli oggetti materiali, le cose, prendono il sopravvento sull'uomo, sul soggetto, lo assimilano sino ad annullarlo. A poco a poco, attraverso un processo che ora sarebbe troppo lungo a descrivere, siamo giunti secondo Oldani, ad una dittatura estetica dell'oggetto. Tutto è artificiale e navighiamo verso una realtà in cui domineranno gli oggetti."

 

D. Se dovesse sintetizzarmi il suo mondo poetico ed il mondo poetico di Guido Oldani cosa ci racconterebbe?

"Sintetizzando molto: il mondo poetico di Oldani è il mondo degli oggetti muti e dominatori, della parola leggera che è dominata dall'oggetto.
Ci avviciniamo ad un realismo terminale, quando il vero protagonista è l’oggetto e la natura lo imita. Non gli aerei sono copia degli uccelli ma viceversa.
Scrive Soldini su “La Recherche” a proposito di Oldani che nel realismo terminale si compie il dissolvimento del soggetto nell’oggetto e gli oggetti sono divinizzati, portati ad assumere quel surplus, come voleva Spinoza, che li fa dirigere verso la soggettività. Nello scenario metropolitano del Duemila l’uomo globalizzato e cosificato è posseduto dall’oggetto, gli uomini sono fatti ormai schiavi della tecnica .
Il mio mondo al contrario si determina nell’unico soggetto possibile: la vita e la sua continuità.
Da sempre infatti mi sono soffermato a meditare sull’essenza della vita e sulla sua naturale evoluzione ed ho pensato che il nostro Universo come del resto in tutti gli universi, ammesso che ve ne siano un numero infinito, comunque legati in qualche modo tutti tra loro anche se differenziati, esista una grande fonte energetica che continuamente va a creare e a disfare la materia.
Penso anche che questo meccanismo sia indispensabile per la continuità stessa della vita. Va sottolineato che la materia è anch’essa energia in quanto in essa vive ed opera il mondo atomistico di cui è costituita.
La mia personale intuizione sta nel fatto che la trasformazione dell’energia in materia sia necessaria per la sopravvivenza degli stessi universi, in quanto la materia per il tempo che le è dato ritorni ad essere energia amplificando il ricevuto. E’ come se l’energia si materializzasse pur mantenendo tutta intera la sua composizione essenziale, in tal modo consentendo in questo cambiamento continuo di specie, il suo ciclo vitale. Detto questo vorrei sottolineare che l’energia cosmica potrebbe essere una grande cellula staminale dalla quale continuamente viene prodotta l’enorme varietà della così detta materia per garantire quel moto perpetuo che ne rappresenta l’evoluzione. Se il meccanismo del processo cosmico è quello che ho delineato nelle sue linee essenziali va da sé che la morte come noi la intendiamo non esiste, ma è solo rappresentata da un mutamento di specie, eravamo energia, siamo diventati energia materializzata e per noi visibile, ritorniamo dopo il ciclo ad essere energia, secondo me mantenendo però la nostra specifica identità. Pertanto il messaggio che voglio dare è un messaggio di speranza e di continuità della vita e che non è prevista la fine del nostro o dei più universi esistenti o che si andranno nel tempo a comporre. Da qui la concezione del bene e del male, il bene è agire nel e per il progetto cosmico delineato, il male è ostacolarlo.”

 

D.In chiusura Come definisce la poesia?

“Potrei dire che la poesia è una espressione letterale che esprime l’inesprimibile, ma potrebbe sembra una delle tante definizioni che critici, poeti, letterati hanno più o meno enunciato nelle varie epoche.
Più volte ho sostenuto nelle Università, il televisione o nelle varie presentazioni di libri che il verbo sacrificarsi oggi giorno vuol dire adoperarsi per qualcosa o per qualcuno, anticamente non era così. Sacrificare significava “sacrum facere”, rendere sacro ciò che non lo era attraverso un sacrificio. Ecco per me il poeta è un povero monaco scalzo che raccoglie dal dettato linguistico comune parole laiche, le compone in un testo, le benedice e le offre ai lettori. Quel testo è molto più delle singole parole che lo compongono. Quel di più è la Poesia.”

Ed oggi, in questi mesi di solitudine, di silenzi nelle strade del mondo, la figura del monaco scalzo che rende sacre le parole, sembra un’immagine profetica di Papa Francesco, solo per le vie di Roma ad interrogare il Sacro per regalarlo al mondo.
La Poesia è anche profezia!

 

ANNA MANNA
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