Sei in: News » Arte e Cultura » La malattia, salute dell’anima
La malattia, salute dell’anima
La terapia del dolore, il nuovo romanzo di Marco Proietti Mancini
20/09/2016, 14:37 | Arte e CulturaMi domando che senso potrebbe avere tutto questo tunnel di dolore, che significato potrei dare a questa sofferenza, se non fosse servita a cambiarmi. Se non servisse a farmi dare ad ogni cosa un valore diverso.
La terapia del dolore, il nuovo romanzo di Marco Proietti Mancini, affronta il tema della privazione della salute ed è una storia tanto lineare nei fatti, quanto ricca e complessa nelle implicazioni umane che ne conseguono.
L’Autore, noto al grande pubblico per la saga di Benedetto ed Elena (Da parte di padre, Gli anni belli, Il coraggio delle madri), abbandona con coraggio la produzione seriale e, dimostrando una forte vitalità immaginativa, si inoltra in terreni narrativi inesplorati per la sua penna.
Il protagonista, l’unico personaggio che resterà anonimo per l’intero svolgimento del romanzo, si ritrova per un incidente, banale nelle cause, ma non certo nelle conseguenze, a oltrepassare il confine tra lo stato della salute e quello della malattia. Sarà un viaggio dal quale tornerà totalmente trasformato, nel corpo e nello spirito.
Attraverso lacrime di paura e di speranza perché la speranza e la paura vivono sempre insieme, se abbiamo l’una dobbiamo portarci dietro anche l’altra, e sono loro a farci piangere, vivrà una nuova nascita: lo straordinario recupero del vigore fisico e della riconsiderazione dell’intera propria vita.
Topos letterario per eccellenza, la malattia è stata sovente utilizzata come metafora: della punizione divina nei confronti della collettività e dell’individuo, del disagio dell’uomo tradizionale di fronte alla disintegrazione della società moderna, della catarsi dell’anima attraverso la sofferenza, ma anche della scoperta di una nuova identità emotiva e relazionale.
L’Autore sceglie quest’ultima, la malattia maieutica dei sentimenti.
L’azione si svolge, a parte qualche breve flash, interamente in una stanza d’ospedale nel reparto di rianimazione dove i traumatizzati gravi vivono isolati dal mondo, prigionieri della sofferenza, dell’inattività e della solitudine.
In apparenza non accade nulla. Ma solo in apparenza.
Non c’è azione, solo introspezione che la sospende e al tempo stesso la sottolinea.
Ma la mancanza dello svolgersi serrato degli avvenimenti non impedisce all’Autore di mantenere alta la tensione narrativa.
Ogni particolare viene descritto e vissuto con la lentezza dei luoghi e delle cose. La meraviglia di scoprire che la mano sinistra, miracolosamente integra, riesce a mimare senza sforzo la diteggiatura delle scale, gli odori che ricordano sprazzi di vita e ne stimolano il recupero, il tatto che ritrova timidamente i contorni del corpo.
.jpg)
Nel suo viaggio di ritorno alla vita al nostro protagonista si affianca provvidenzialmente Carlo, un infermiere dal fisico imponente e a tratti sgraziato, ma dotato di una straordinaria delicatezza d’animo. Il suo braccio vigoroso e dolce come quello di una novella levatrice lo strapperà alle tenebre del dolore infondendogli speranza e forza.
Anche Carlo è metafora, non della malattia però, ma dell’istituzione che si prende cura dei malati.
Pensa il protagonista:
Credo che un ospedale debba occuparsi dei dolori dell’anima ancora prima della salute dei corpi, credo che un ospedale debba essere un posto dove nessuno possa camminare in un corridoio soffrendo nell’indifferenza.
E Carlo:
Ogni dolore nuovo […]mi fa sentire più forte la voglia e il bisogno di vivere e aiutare chi non ha nessuno con cui condividere il suo dolore.
È così, tenendo a mente questi comandamenti del cuore, che Carlo tesse la tela della vita del “suo” malato con la stessa dedizione con la quale governa i fili d’acciaio posti a presidio delle sue ossa frantumate.
È lui che orchestra gli incontri con le tre donne importanti della sua vita, Lavinia, Claudia e Giada.
Donne che hanno sofferto per il suo cinismo, la sua indifferenza e lo hanno allontanato dai propri percorsi di vita.
Donne che, messo da parte ogni rancore, ritrovano equilibrio e complicità nel momento della necessità grazie alla silenziosa mediazione di Carlo.
Un romanzo che regala gioia e speranza sebbene descriva dolore e pena.
Un romanzo di anime mute nella vita che ritrovano le parole nella sofferenza.
Perché i silenzi raccontano.
Marco Proietti Mancini, La terapia del dolore, Historica Edizioni, 2016, pp.247. Euro 16,00








