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Ti posso stringere la mano?

A ottant'anni dalla nascita della grande artista Maria Carta

13/06/2014, 17:00 | Arte e Cultura
Maria Carta

Non speravo mai di conoscerti da vicino, così bella, così mediterranea, così importante. Ma lo desideravo da sempre. Perchè ti sentivo sorella e soprattutto madre.
Madre sarda, di tutti i sardi. E il sogno finalmente si avverò, 4 anni prima che il tumore ti portasse via.  Una serata d’incanto romana dopo averti sentita cantare ai piedi dell’altare di Sant’Eustachio, mi faccio coraggio:
“ Ti posso stringere la mano?  Mi chiamo Antonio e sono di Ittiri”.
Bittiresu, sese!”
E mi  accogliesti con uno dei tuoi sorrisi di sole. Era il 1990. Da allora una sincera e affettuosa amicizia. Incontri, scambi di poesie, di opinioni e doni.
A casa mia portasti i tuoi dischi, e Toia a te il dono di un suo prezioso lavoro: un bianco centro tavola fatto con l’uncinetto.
La sofferenza, poco tempo dopo, già traspariva nel non più giovane volto,
ancora bello ed ancora più dolce, e non solo per il male oscuro che già ti prendeva,
ma anche per il pensiero al tuo amatissimo figlio David, non sempre a te vicino, e per la solitudine di un amore finito. Ma ancora ben presente in te la forza della parola,
la potenza della voce, la grande lucidità e dignità del pensiero,
e l’amore smisurato per le tue radici, la tua Isola e la tua gente.
Adiosu Maria,  ti ritroverò nel silenzio cosmico del piccolo lembo di terra sarda
che ti ha dato alla luce, e che la tua luce conserva per sempre, con infinito amore.
E lì ascolterò ancora la poesia del tuo Canto. 
 

Sa vida, sa vida mia:
sonos, cantos, poesia
e a Marta e Teresa custa cara. °
Fizos a manu tenta:
su dilliriu, s’imprenta
ch’in coro meu tenia e in lara.
Pro te Amada Terra
in paghe, chena gherra.
Pro ch’esseras, Sardigna, perla rara
in d’unu mundu ‘onu,
ne dolu, ne affannu, ne padronu

La vita, la mia vita:
suoni, canti, poesia
e a Marta e Teresa questo volto. *
Figli che si tengono per mano:
il delirio, l’impronta
che nel cuore mio tenevo e nelle labbra.
Per te Amata Terra
In pace, senza guerra
Per essere, o Sardegna, perla rara
In un mondo buono
Né dolore, né affanni, né padrone.

Antonio Maria Masia

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